Il giorno dopo, se possibile, è peggio di quello precedente. Perché pur volendosi eclissare, una sbirciata ai giornali, ai social e alle televisioni inevitabilmente viene data. E così, al netto dell’ala protettiva esercitata nei suoi confronti da Totti («Tutti hanno il diritto di sbagliare. Daniele ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito») e Nainggolan («Lui sa di aver sbagliato»), De Rossi si è ritrovato solo. Forse per la prima volta da quando veste la maglia della Roma. In molti si sono sentiti traditi dal suo schiaffo a mano aperta a Lapadula e non sono disposti, apparentemente, a perdonarlo. L’avverbio è d’obbligo: è chiaro che le parole, come l’arrabbiatura a caldo, sono destinate a scemare e probabilmente basteranno un paio di partite giocate a buon livello per far passare tutto nel dimenticatoio.
PRECEDENTE AL CONTRARIO – Tuttavia l’aria che si respirava ieri nelle radio locali – stella polare degli umori della tifoseria – è stata per la prima volta di condanna. Unanime o quasi. Anche a fronte di una foto che girava sui social, datata 7 maggio, raffigurante Lapadula colpire con una gomitata in pieno petto De Rossi in un Milan-Roma, nessun tifoso se l’è sentita di difendere il capitano giallorosso. Proprio per questo motivo, a Trigoria stanno cercando di silenziare la questione, facendo calare il sipario sulla vicenda. Le parole di Totti e Nainggolan rappresentano la sintesi del pensiero societario: condanna del gesto ma non del calciatore e dell’uomo. Ieri sull’accaduto si è espresso anche il presidente dell’Aic, Tommasi: «Non era un santo prima, non è un delinquente oggi. Gesto da sanzionare e condannare come è successo». Di Francesco quello che doveva dire lo ha esternato alle telecamere domenica («Ha sbagliato e lui lo sa, non è più un ragazzino»). Ora De Rossi sarà multato. Il club, come da costume, non divulgherà l’entità della sanzione che andrà a finire nella cassa dello spogliatoio che a fine stagione sarà devoluta in beneficenza.
DANIELE “SPERA” IN BONUCCI – Resta il tema della fascia. Lo scorso anno per un fatto analogo – espulsione rimediata contro il Porto nei playoff di Champions – Spalletti decise di togliere i gradi a De Rossi per tre partite, tante quante le giornate di squalifica comminate dall’Uefa. Con Di Francesco, invece, Daniele al suo rientro (in assenza di attenuanti, rischia tre turni di stop a meno che il giudice sportivo, come accaduto con Bonucci un mese fa, non derubrichi il gesto violento in condotta antisportiva: in questo caso se la caverà con due e questo sperano a Trigoria) indosserà nuovamente la fascia di capitano. Quello che doveva dire, Eusebio lo ha fatto vis a vis con il giocatore nelle ultime ore. Essere risoluti e fermi nella gestione di un spogliatoio, infatti, non significa dover mostrare per forza i muscoli all’esterno.