La Roma si schiera a sinistra. La politica non c’entra, è questione di equilibri di squadra: Di Francesco ha trovato l’assetto vincente sulla corsia mancina, ma non riesce a sciogliere il nodo a destra. Fin dal primo giorno, da Bergamo in poi, Kolarov ha stupito per personalità, ma soprattutto ha energie da vendere e a 32 anni ha giocato la bellezza di 20 partite su 21 da titolare, concedendosi una pausa col Bologna. Basta riavvolgere il film della stagione fino a domenica, a Verona, per rendersi conto di quanto la squadra si affidi a lui: ha giocato più palloni di tutti, 111, ha vinto 10 duelli difensivi su 11 intrapresi, ha creato 5 occasioni da gol e con 4 tiri da fuori e 1 da dentro l’area ha contribuito al tiro al bersaglio subito da Sorrentino. I giallorossi passano dai suoi piedi, e dalle sue idee, così spesso da far arrabbiare Eusebio in panchina, perché la Roma non può permettersi di avere un’unica soluzione e deve saper muoversi con la stessa incisività anche sul lato opposto.
Per questo motivo il tecnico durante la partita con il Chievo ha scosso Peres, che è cresciuto col passare dei minuti, ma in tutto ha toccato 33 palloni in meno del compagno di difesa e solo una volta è arrivato alla conclusione dalla distanza. La differenza è nei numeri, ma la Roma non pende a sinistra solo perché c’è Kolarov: è la fascia più solida, dal terzino all’attaccante. Di Francesco ha proposto per 10 volte la combinazione con Aleksandar, Strootman e Perotti, la più rodata. La soluzione di riserva è con El Shaarawy al posto dell’argentino, un terzetto schierato in 4 occasioni. Delle piccole variazioni al tema principale sono dovute al sano turnover, per cui è capitato di vedere Pellegrini da quella parte e persino Gerson. A destra, invece, è il caos: l’esterno alto ha cambiato volto 6 volte dal 1’, partendo da Defrel fino allo stesso Gerson, passando per Under, El Shaarawy, Nainggolan e Florenzi, ma si arriva a 7 contando l’utilizzo part-time di Schick.
Proprio il ceco potrebbe essere la scelta definitiva di Eusebio, anche se la prima volta da titolare è stata al centro dell’attacco: «Ho cambiato tantissimo l’esterno alto, non è una casualità: a sinistra ho più certezze, a destra sto provando a trovare il giusto equilibrio», ha ammesso l’allenatore poco più di un mese fa. E nel frattempo il dilemma non è stato risolto, anzi. Sulla fascia della discordia si sono avvicendati troppi giocatori nei tre ruoli, Florenzi e Peres si sono equamente spartiti la difesa (10 contro 9 presenze), Karsdorp e Jesus si sono limitati a una breve apparizione a testa. A centrocampo c’è stata maggiore stabilità grazie a Nainggolan, che in un’occasione è avanzato nel tridente. Sì perché Di Francesco le ha provate tutte, compreso Gerson reinventato esterno offensivo, ma gli esperimenti hanno portato solo gioie momentanee, non garantendo stabilità alla squadra. Il tris Florenzi-Nainggolan-El Shaarawy è quello che è stato replicato il maggior numero di volte, 4 tra Serie A e Champions. Pochino per parlare di quadratura del cerchio. Ma se Schick darà le risposte giuste potrà candidarsi ad essere un vero titolare, che non avrà i crismi dell’esterno invocato per tutto il mercato ma potrà fare comunque la differenza. Per la Roma può essere la svolta a destra.