All’Atalanta ha segnato il suo ultimo gol con la maglia del Sassuolo, l’8 aprile 2017 a Bergamo. Finì 1-1 ma Lorenzo Pellegrini provò a spostare l’ago della bilancia di quella partita segnando un gol tipico dei dettami di gioco di Di Francesco: palla strappata al possesso avversario a metà campo con un balzo (è qui un bel pezzo del calcio di Eusebio), campo aperto, avversari presi in netto controtempo, discesa, dribbling secco al portiere e sinistro a porta spalancata. E’ stata anche l’ultima volta che Lorenzo Pellegrini ha affrontato l’Atalanta da titolare. E ha segnato. A Bergamo, cinque mesi fa, all’esordio con la Roma in questa stagione (la prima assoluta era stata a Cesena, ancora diciottenne, buttato nella mischia da Rudi Garcia il 22 marzo 2015) giocò pochi minuti. Era il primo Pellegrini, c’era probabilmente anche una sorta di gerarchia silenziosa da osservare. Anche se, ogni volta che lo si è visto in campo, Lorenzo ha fatto vedere il calcio lesto, coraggioso e verticale che l’allenatore vuole dalle sue mezzali: anche più degli altri, perché lo conosceva bene e da prima degli altri. Fatta eccezione per un paio di battute a vuoto – che vanno pure messe in conto – Lorenzo Pellegrini è tra i giocatori con il segno “più” (non tutti) del mercato di Monchi. La Roma se lo è riportato a casa, c’è da dire che lui non ha mai fatto vedere di sentire il peso della responsabilità della maglia giallorossa addosso. Ha giocato il suo calcio, ha mostrato anche la sua bella dose di personalità: il rigore di Coppa Italia poi sbagliato con il Torino, come testimoniano le immagini televisive, lo avrebbe tirato lui con coraggio, si era andato a prendere il pallone, dopo l’errore di Perotti con il Genoa, è stato Dzeko a chiederglielo e forse a sollevarlo da quella grossa responsabilità.
LA SVOLTA – Tutto questo per dire che Pellegrini è il presente e il futuro della Roma. E che mentre la stagione entra nel vivo anche lui cambia i suoi numeri: 164 minuti in campo nelle prime 5 partite (2 panchine, 2 da titolare e 1 subentrando), 262 minuti nelle ultime cinque partite (3 da titolare, una entrando e una in panchina). Anche due gol in questa ultima serie da 5 (4 in campo). E una condizione che cresce, con la consapevolezza che davvero nei piedi di questo ragazzo ci sia l’oro di Roma. Non quello scintillante dei numeri 10, ma quello che fa sostanza, che mette muscoli, cervello e cuore dentro la maglia della vita. Oggi sarà ancora una volta in campo dal primo minuto, di fronte l’Atalanta che produce il suo oro: Gagliardini (adesso all’Inter), Kessie (al Milan), ora Cristante. Giusto così. Ma ancor più giusto che la Capitale giallorossa senta il proprio di orgoglio e lo faccia sentire, più forte, per un proprio ragazzo che con la Roma nel cuore è arrivato fino alla Nazionale. E che se Gagliadini, Kessie, Cristante, valgono 30 milioni ne vale almeno altrettanti. Almeno. A 21 anni Lorenzo ha 61 presenze in serie A, 11 tra Champions ed Europa League ed altre 3 in Coppa Italia. Chiuderà la stagione vicino alle 100 da professionista, come nessuno dei suoi rivali nel ruolo e più o meno pari età.
FUTURO – Anche la Roma sa bene che in questo mercato il suo ragazzo vale più dei 25 milioni di clausola che è stata scritta al momento in cui il ds Monchi e il manager del giocatore Pocetta hanno scritto il contratto. E per questo è credibile che molto presto (forse già in questa sosta?) ci possa essere un contatto per capire come provare a ragionare sulla clausola (toglierla? trovando le giuste condizioni…). Su Pellegrini ci sono gli occhi della Premier. E la Juve ce li aveva messi prima che la Roma lo riprendesse dal Sassuolo. Ma mai fidarsi della Juve. Pellegrini è tornato per restare e la Roma per tenerlo.