Nessuno è incedibile: la Roma è sempre stata coerente nella sua strategia di mercato. Da quando si è insediata la proprietà Usa non esistono intoccabili nella rosa. E le partenze eccellenti, basta ricordare quella di Gervinho nel gennaio 2016, sono possibili anche in inverno e non solo in estate. Così, già prima di Natale, nessuno (a cominciare da Monchi) ha escluso l’addio di un big nella finestra di gennaio. In vetrina è finito subito Nainggolan che, già prima del video scandalo di Capodanno, è diventato il principale obiettivo dall’Evergrande Guangzhou. Nella lista dei giocatori in bilico sono poi entrati Emerson e Strootman. Ma, proprio durante la sosta del campionato, ecco che Nainggolan è tornato in ballo per salutare in anticipo Di Francesco e i compagni. Il Governo cinese ha, però, bloccato il trasferimento. E l’attenzione si è spostata nuovamente su Emerson e Strootman. Il Liverpool ha messo entrambi nelmirino.
SEMPRE IN ALTALENA – La trattativa per Nainggolan, iniziata a ottobre e sospesa da Cannavaro (virò su Witsel), era decollata prima dello scorso weekend. Venerdì sera l’accordo tra il club giallorosso, con l’input di Pallotta e la benedizione di Baldini, e quello cinese: 50 milioni da versare nel forziere di Trigoria e 12 netti all’anno sul conto del calciatore che, opzione chiave nella negoziazione, può partecipare alla Champions asiatica per le sue origini indonesiane. Sabato mattina, invece, il nuovo stop. Non da qui. Dalla Cina. Dove il Governo ha chiesto di interrompere ogni discorso con la società giallorossa, prendendo atto della ribellione dei club cinesi che hanno contestato i 72 milioni promessi dall’Evergrande al Borussia Dortmund per Aubameyang. L’ostacolo rimane la luxury tax che, superato il tetto della franchigia di 6 milioni, fa raddoppiare il costo di ogni trasferimento. L’affare Nainggolan, ad esempio, avrebbe toccato i 94 milioni. Cannavaro, pur non dando per fallita l’operazione, ha perso un po’ di ottimismo: quella del suo club è una corsa contro il tempo, come gli hanno spiegato gli intermediari che trattano con i dirigenti giallorossi e che oggi faranno l’ultimo tentativo. Oltre non si può andare: la squadra di Di Francesco avrà 3 gare delicate in 8 giorni.
BILANCIO DA SISTEMARE – La strategia della Roma, comunque, non cambia. Monchi, anche pubblicamente, è stato chiaro con la tifoseria: la situazione economica non permette investimenti. A marzo il Financial Fair Play farà sapere quali saranno le sanzioni (prevista una multa) per non avere rispettato i paletti imposti dall’Uefa. Il ds sa che servono ancora (più o meno) 40 milioni di plusvalenze per l’equilibrio finanziario. Solo con la cessione di Nainggolan, valore patrimoniale 7,2milioni, la situazione sarebbe quasi a posto. Aiuterebbe anche un’eventuale partenza di Emerson o di Strootman (se, però, fosse pagata per intero la clausola di 45 milioni). Di qui l’apertura concessa all’Evergrande nella scorsa settimana. E quella offerta, in queste ore, al Liverpool che punta su Emerson: Monchi chiede 25 milioni.
IMPOVERIMENTO TECNICO – Il mercato in uscita, dunque, vede protagonista la Roma più di quello in entrata. Ma un addio di Nainggolan o Strootman, titolari nel momento migliore della squadra in questa stagione, sarebbe un intervento ad alto rischio. Soprattutto perché in corsa e con la squadra al 5° posto. La zona Champions è l’obiettivo minimo e, indebolendo ulteriormente la rosa, diventerebbe più difficile da riconquistare. Anche perché qualsiasi rinforzo avrebbe bisogno di tempo per inserirsi. Magari è stato già individuato: i giovani Barella e Coric per il centrocampo e, se andrà via Peres, Darmian per la difesa. Il compito di Di Francesco, già allarmato dall’involuzione della squadra nell’ultimo mese e mezzo, sarebbe ancora più complicato. Anche perché, dall’estate scorsa, ancora è in attesa del sostituto di Salah, (24 gol finora con il Liverpool).