Pausa di riflessione. La Roma e Nainggolan stanno considerando vantaggi e svantaggi del dirsi addio, tra un mare di dubbi. Di sicuro, per la società il belga non è incedibile, non lo è praticamente nessuno a Trigoria, un po’ per colpa di quel difetto di fabbrica che continua a comparire su chi passa da queste parti, la carenza di mentalità vincente, un po’ per la questione bilancio: tra poco più di un mese si conoscerà la misura del rosso nella relazione semestrale del club, che è consapevole di dover far fronte ad una perdita di una quarantina di milioni. La cessione di un big è un sacrificio calcolato ed è per questo motivo che quando le ricche squadre cinesi, in prima fila l’Evergrande dei fratelli Cannavaro ma anche il Beijing, hanno bussato alla porta (tramite intermediari), Monchi ha aperto e ha ascoltato le loro proposte, provando ad alzare l’asticella dai 45 milioni messi sul piatto fino ai 60 richiesti. Ed ecco il punto: i giallorossi hanno fissato il prezzo per Radja, hanno un mandato un messaggio di mercato a tutti coloro che potrebbero essere interessati, consapevoli delle conseguenze ambientali che potrebbero vivere.
Ma non è solo la società a pensarci, anzi, la strategia preferita sarebbe quella di vendere più Palmieri e meno Nainggolan, piccole cessioni anziché una così d’impatto, ma l’esperienza dello scorso giugno insegna che è più semplice cedere Salah e Rudiger quando il tempo stringe e i conti non aspettano. La plusvalenza sarebbe enorme, calcolando che l’esborso iniziale è stato ammortizzato e al momento il belga vale circa 7 milioni. Tra l’altro, lasciar partire l’ex Cagliari significherebbe ridurre il monte ingaggi che aveva registrato un calo del 5% ma ben prima di cominciare con la saga dei rinnovi. Lo stipendio del Ninja è tra i più alti della rosa, arriva a circa 5 milioni di euro l’anno. Sarebbe come prendere due piccioni con una fava, la Roma potrebbe sistemare in anticipo il bilancio seguendo i paletti del fair play finanziario, dare un taglio all’annosa questione del tetto ingaggi e a quel punto potrebbe anche permettersi di blindare gli altri tesoretti, come Alisson. Nainggolan sta a sua volta riflettendo su un’opportunità economica che difficilmente troverebbe altrove: in Cina sono disposti a ricoprirlo d’oro, accordandogli uno stipendio da 13 milioni di euro netti.
Andare a giocare adesso in un campionato non competitivo terrebbe Radja lontano anni luce dagli occhi del ct Martinez, che però sembra aver perso le speranze con il centrocampista, sempre più distante dal sogno Mondiale. L’ultima bravata difficilmente gli verrà perdonata dal Belgio e questo toglierebbe a Nainggolan un buon motivo per restare. Lui non disprezza la destinazione cinese, ma non ha nemmeno richiesto la cessione alla società, come ha fatto per esempio Skorupski, tutt’altra storia. I dubbi sono tanti quanto le complicazioni: la «luxury tax» che l’acquirente dovrebbe pagare (il 100% del costo dai 6 milioni in su) ha fatto arenare la trattativa, che non si è chiusa del tutto, perché se dovessero venir fuori nuovi margini di manovra se ne potrebbe riparlare. La Roma dovrebbe abbassare le pretese o dilazionare il pagamento tramite un prestito oneroso con obbligo di riscatto, ipotesi che richiedono tempo e di tempo ce n’è davvero poco. La Roma non smentisce, anzi stupisce perché alla fine sarebbe meno sorprendete una partenza di Emerson che di Nainggolan. Il terzino piace alla Juventus (ma Alex Sandro, cercato dal Chelsea, per ora rimane e il romanista potrebbe essere un obiettivo a giugno) e non solo: un altro «affare» in vetrina.