Finalmente ci siamo. Ieri la Regione Lazio ha reso noto di aver trasmesso al Comune e ai proponenti il Verbale di Determina definitivo della Conferenza dei Servizi e che quindi si può finalmente passare alla seconda fase dell’iter burocratico che porterà al nuovo stadio. A dire il vero la comunicazione della Direzione Territorio, Urbanistica e Mobilità della Regione risulta protocollata e inviata lo scorso 25 gennaio, ma solo ieri ne è stata data notizia, rendendone pubblico il contenuto. Non ci sono sostanziali novità rispetto alla bozza di Verbale diffusa lo scorso 9 gennaio e su cui vi erano state le osservazioni di Agenzia del Demanio, Ministero dell’Interno, Autorità Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Direzione Regionale Politiche Ambientali, Direzione Regionale per lo Sviluppo Economico, Direzione Regionale Risorse Idriche e Difesa del Suolo, Città Metropolitana e Roma Capitale.
Insomma un po’ tutti gli Enti coinvolti nella Conferenza, e che abbiamo preferito citare singolarmente per darvi l’idea del dedalo burocratico in cui deve districarsi la Roma in questa fase. Osservazioni che però non hanno prodotto nemmeno il tanto famoso topolino, se è vero che alla fine di un documento di quattro pagine il responsabile del procedimento, l’architetto Gianni Gianfrancesco, e la presidente della Conferenza, l’architetto Manuela Manetti, hanno espressamente scritto che «non si ritiene necessario procedere a integrare o rettificare il provvedimento». Insomma torniamo al 9 gennaio scorso, senza nessuna modifica, o alcun risultato tangibile, se non quello di aver probabilmente perso quattro settimane di lavoro, utili alla posa della prima pietra nei tempi auspicati dai proponenti.
Quindi tutto fatto? Assolutamente no. La nota diffusa ieri infatti passa la palla al Comune e a Eurnova che avranno parecchio lavoro da fare a questo punto. Innanzitutto i privati, che ora dovranno adeguare il progetto tecnico alle prescrizioni contenute nel Verbale, oltre 60 pagine, e su cui in realtà molto sarebbe già stato fatto. Da questo punto di vista va detto che alcuni degli Enti coinvolti avrebbero preferito attendere il completamento di questa operazione prima di licenziare il Verbale, operazione che però non può essere troppo veloce a causa della mole delle correzioni da fare, alcune di poco conto sicuramente, altre invece che necessariamente richiedono più tempo, e la cui valutazione spetta comunque al Comune.
Da parte dei proponenti ci viene confermato come si stia lavorando a questo adeguamento ininterrottamente dallo scorso 5 dicembre, senza risparmio di energie o risorse. Roma Capitale da parte sua dovrà provvedere alla pubblicazione del progetto in libera visione al pubblico. Questo per far partire l’iter dell’approvazione della Variante al Piano Regolatore Generale. Un iter su cui si consumerà probabilmente il prossimo scontro, o forse sarebbe meglio dire confronto, tra pubblico e privato. I proponenti infatti, forti della Relazione di accompagnamento agli emendamenti del decreto legge 24 aprile 2017 numero 50, la Legge sugli Stadi per capirci meglio, redatta dall’ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, vorrebbero che venisse adottata la procedura d’urgenza che dimezza i tempi, riducendoli a complessivi 30 giorni.
Dalla Regione invece l’indicazione è quella della procedura ordinaria che comporta un tempo non inferiore ai 60 giorni. E anche ieri Michele Civita, assessore regionale alle Politiche del territorio e alla Mobilità e capolista Pd alle prossime elezioni regionali del 4 marzo, ha confermato questa tendenza all’agenzia Dire. Del resto che dalla Regione arrivi cautela per quel che riguarda gli aspetti procedurali non è una novità, e nemmeno un errore per molti versi. Spetterà al Comune dirimere la questione, ma dal Campidoglio filtra come ancora non sia stata presa una decisione in merito e che anzi regni una certa confusione. Ma anche questa purtroppo non è una novità.