Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Una celebre canzone di Antonelli Venditti introduce bene l’intervista ad Andrea Carnevale, oggi apprezzato responsabile scouting dell’Udinese, uno degli artefici dei successi della società friulana, tra le più attrezzate nello scoprire i talenti. Il grande amore calcistico di Carnevale resta la Roma. Anche se ha lasciato il cuore anche a Napoli, dove ha vissuto l’epoca d’oro di Maradona.
L’Udinese con Massimo Oddo in panchina ha cambiato marcia… “Abbiamo voltato pagina, l’avvento di Oddo ha portato una ventata di aria nuova, ha portato vittorie e gioco, con i giocatori messi nelle condizioni migliori per esprimersi. Appena arrivato ha detto: “mi metto a disposizione dei giocatori”. Ho apprezzato molto che al di là del modulo, esprime un calcio propositivo. Ora stiamo facendo un 3-5-2, che si adatta alle caratteristiche dei giocatori. Vogliamo riscattarci dopo aver perso ingiustamente a Torino per essere stati penalizzati dalla Var. Pozzo è stato uno dei fautori dell’avvento delle nuove tecnologie, ma domenica a Torino il gol era regolarissimo e poteva cambiare la partita. Sabato ci servono i punti per rientrare in corsa per andare in Europa League”.
Mentre la Roma cerca i punti per la Champions…“La Roma arriva sempre a Udine in fase di rilancio, anche lo scorso anno venne a vincere. E’ in un buon momento, a parte la partita contro la Samp che ha perso. Ma hanno sbagliato dieci occasioni da gol. Domenica ho visto la gara con il Benevento, ho visto la Roma molto bene, l’avvento di Ünder ha garantito cambio di passo, gol e assist”.
Di Francesco ha cambiato la Roma per ripartire… “Ora va meglio. Ha cambiato modulo, vuol dire che è un allenatore intelligente. E’ un ragazzo a posto, molto professionale, ho apprezzato quello che ha fatto al Sassuolo. E’ un tecnico giovane, ma con una buona esperienza, può migliorare. Roma non è Sassuolo, ha capito quello che deve fare”.
Roma è rimasta nel cuore: perché? “Nella mia carriera ho giocato in due grandi club: Napoli e Roma, oltre all’Udinese che mi ha lanciato ed è la mia società per la quale naturalmente oggi faccio il tifo”.
L’Udinese continua a puntare con successo sui giovani… “Sono responsabile tecnico e degli osservatori, che vanno in giro per il mondo sotto la mia guida. Non mi pace prendere meriti da solo, li condivido con gli osservatori, anche io vado in giro a scoprire talenti e spero di non sbagliare”.
Roma è stata in un certo senso l’amore non consumato… “A questa squadra mi lega l’ambiente, sono stato sempre tifoso sin da bambino, ho sempre sognato quella maglia, quando ero all’Udinese, avrei volevo rifiutare il Napoli per la Roma, mentre poi lì ho vinto tutto. Arrivare alla Roma era coronare un sogno, poi c’è stato qualche intoppo, un anno sono stato fermo, ma ho ricordi bellissimi. Quando vengo a Roma i tifosi ancora mi vogliono bene, sono grato a loro”.
A Roma non si riesce a vincere… “Ci sono due squadre al comando, la Roma è la terza forza, le prime due hanno qualcosa in più a livello di organico. La Juve è uno squadrone, la Roma ha giocatori fortissimi, ma la Juve ha qualcosa in più. I giocatori devono acquisire esperienza internazionale. La campagna acquisti per me è stata ottima. La mano di Monchi si vedrà soprattutto dalla prossima stagione. Ma Kolarov, Ünder, anche Gonalons per me è un signor giocatore, in Francia è molto stimato. All’Olimpico non è facile, lo abbiamo visto anche con Dzeko che al primo anno ha avuto difficoltà, ma è un campione straordinario”.
Ecco, ma da grande attaccante come giudica Dzeko? “E’ tra i primi tre attaccanti del campionato, è un grandissimo campione, ha qualità tecniche e fisiche, è un fuoriclasse, dentro l’area è fenomenale, fa gol in tutti i modi, potrebbe dare molto di più, è quasi un trascinatore. Gli manca forse un po’ di cattiveria, Dzeko ha anche una certa età, alla sua età non può cambiare il carattere. Se mettesse un po’ più di cattiveria sarebbe il primo al mondo. Facendo le debite proporzioni, Dzeko può decidere le partite come faceva Maradona”.
La Roma è in corsa per entrare in Champions con Inter e Lazio… “Ce la può fare, domenica ho visto anche l’Inter, è lontana dalla squadra di tre mesi fa, la Lazio è la sorpresa, ma la Roma è la più attrezzata dopo Juve e Napoli. Sono sicuro che la Roma sarà tra le prime tre”.
Oltre a Ünder quali sono i giovani della Roma che le piacciono? “Pellegrini. Classe ‘96 gioca con grandissima personalità. Ne ho visti pochi alla sua età giocare come lui. Può diventare l’erede di De Rossi“.
Totti avrebbe voluto un altro finale e ha preso le distanze da Spalletti… “Ho letto le sue dichiarazioni, per l’affetto che nutro nei confronti di Francesco dico che avrebbe potuto chiudere meglio la carriera. E’ stato un po’ triste negli ultimi mesi, è stata una storia finita male. E’ stato uno dei pià grandi campioni degli ultimi tempi, con Baggio e Baresi, una stella universale. Non voglio entrare nel merito delle scelte dell’allenatore, ma Totti poteva chiudere con allegria. Il suo addio al calcio ha fatto commuovere anche me. Mi è dispiaciuto perché Totti è Roma, la Roma. Gli auguro in futuro di prendere in mano la situazione e di diventare un grande dirigente, come fa Nedved alla Juve”.
Lei se lo ricorda giovanissimo compagno di squadra… “Ha esordito con noi, ricordo la prima amichevole al Flaminio contro una squadra tedesca quando Boskov lo fece giocare titolare. Era piccoletto, tarchiato bello, già con una bella muscolatura. Lo vedevo per la prima volta, aveva sedici anni e già faceva cantare il pallone. Si capiva che sarebbe diventato un fuoriclasse”.