La sintesi di Eusebio Di Francesco era già uscita nella sala stampa del Metalist Stadium, dopo la sconfitta per 2-1 contro lo Shakhtar Donetsk: «Si sono viste due squadre opposte: una Roma determinata e cattiva, che andava in verticale nel primo tempo; una Roma che, nel secondo, ha cercato una gestione della gara con possesso palla sterile. Faccio fatica a capire perché non abbiamo dato continuità a questa partita e siamo calati di atteggiamento. Il che mi sembra assurdo dopo un primo tempo giocato in maniera ottimale». Lo stesso concetto è stato ripetuto ieri ai giocatori, a Trigoria, dopo il ritorno dall’Ucraina. La qualificazione ai quarti di finale di Champions League non è stata definitivamente compromessa, adesso però è più difficile. Il 13 marzo, nella gara di ritorno all’Olimpico, lo Shakhtar potrà giocare il suo calcio, fatto di velocità negli spazi che la Roma sarà costretta a lasciare. Servirà una squadra giallorossa perfetta, o quasi. La domanda che si fanno in tanti, adesso, è chiara: con quali uomini e con quale modulo? Nel dopo-partita, nel quale Di Francesco è sembrato molto irritato, soprattutto con i giocatori più esperti, l’allenatore ha fatto capire che si potrebbe tornare al 4-3-3. Subito? Forse. Contro il Milan potrebbe essere ancora tempo di 4-2-3-1, ma subito dopo c’è il Napoli e, nella gara di andata, Di Francesco provò senza successo il 4-2-3-1 nel primo tempo, finendo schiacciato dalla squadra di Sarri, e ritornò di corsa al 4-3-3 nella ripresa, ma quando il danno ormai era stato fatto. Il Napoli andò in difficoltà nel finale di gara, ma seppe difendere il gol segnato da Insigne, favorito anche da una sfortunata deviazione di De Rossi. Il discorso del modulo è spesso aggirato a parole dagli allenatori che, quando fa comodo, si rifugiano nella fase fatta del «metro in più o metro in meno che non cambia le cose».
In realtà non è così e Di Francesco ci ha pensato cento volte prima di abbandonare il 4-3-3 che ha sempre accompagnato la sua carriera. Lo ha fatto perché gli sono arrivati alcuni segnali dalla squadra e perché sperava di mettere nella posizione più gradita Nainggolan e dare un appoggio in più a Dzeko, che si impegna sempre e gioca per la squadra ma che ha segnato 4 gol nelle ultime 23 partite. Il secondo tempo contro lo Shakhtar, però, ha fatto tornare tutti i dubbi all’allenatore. Contro il Milan sarà necessario anche un profondo turnover, perché la Roma ha speso tanto a Kharkiv, sia sul piano fisico che su quello mentale. De Rossi non regge tre gare in una settimana e lascerà il posto a Pellegrini. Florenzi è in riserva di energie e morale, può esserci un’altra chance per Bruno Peres. Nainggolan è in calo e in Coppa, nel finale, è stato sostituito da Defrel. El Shaarawy è fresco – a Kharkiv era in tribuna – e dovrebbe avere una maglia. Ci sarà spazio anche per Schick? Difficile dirlo, perché il ceco resta il mistero più grande di questa stagione. Di Francesco ha detto di averlo visto migliorato, ma nei fatti continua a non utilizzarlo: tra Benevento, Udinese e l’Ucraina ha giocato tre minuti.