La ricerca continua. «Dobbiamo trovare un equilibrio nella prestazione» continua a ripetere Spalletti anche quando le cose, come l’altra sera con l’Astra Giurgiu, «sono andate giuste». Equilibrio: il Santo Graal degli allenatori. Chi lo trova normalmente non lo lascia più. Non è il caso di Lucio che dopo aver studiato la Roma per qualche settimana, lo scorso anno era riuscito a individuarlo adottando la formula del falso nueve (Perotti) con Nainggolan in veste di guastatore alla Perrotta. Ma era un’altra squadra: in difesa c’era almeno un terzino di ruolo (Digne) e in mediana la presenza congiunta di Pjanic e Keita permetteva alla Roma di essere una squadra offensiva ma equilibrata. La solita rivoluzione estiva e qualche infortunio di troppo hanno cambiato le carte in tavola. Aspettando i rientri di Mario Rui (previsto a dicembre) e Ruediger (che comunque non va dimenticato è un centrale e non un esterno) la Roma sulle fasce difensive ha due ali: Florenzi e Peres. In mediana non ha più un regista (De Rossi ha caratteristiche diverse da un palleggiatore e Paredes che invece le avrebbe per ora si limita al compitino) e davanti ha cominciato a giocare con un centravanti di ruolo (Dzeko). Risultato: miglior attacco del campionato insieme al Napoli (14 reti) ma undicesima difesa (8 gol subiti) a pari merito con Sassuolo, Pescara ed Empoli.
IL 4-3-3, NO GRAZIE – Giovedì notte Spalletti ha spiegato chiaramente perché è stato costretto in corsa ad abbandonare il 4-3-3 per il 4-2-3-1: «È un modulo che ci permette di sfruttare i nostri giocatori. Mentre una mezzala avanza, l’altra aspetta e il trequartista sostiene la punta». Ma gli accorgimenti dopo il ko di Torino non finiscono qui. Ancora Lucio: «Jesus ha sostenuto Perotti, in modo tale che gli ha permesso di far vedere quello che sa fare. Poi è normale che se un terzino si apre un altro si chiude. Ci vogliono minimo cinque giocatori sotto palla per dare aggressione e creare poi le occasioni». Parole che nascondono lezioni di tattica ma che rappresentano delle indicazioni sulla squadra che affronterà l’Inter. Già lo scorso anno il miss-match tra Perisic e Florenzi fu devastante per la Roma nel pareggio 1-1 all’Olimpico. Appare difficile immaginare che, potendo ora i nerazzurri disporre anche di Candreva, Spalletti si schieri con la coppia di terzini Florenzi-Peres. Uno, presumibilmente il brasiliano, si accomoderà quindi in panchina.
DILEMMA EDIN – In mediana, nonostante De Rossi sia ancora leggermente favorito, Paredes spera. Non perché la prestazione con l’Astra Giurgiu abbia fatto stropicciare gli occhi ma per il semplice motivo che nel 4-2-3-1 vicino a Strootman servirebbe (condizionale d’obbligo) un palleggiatore. Daniele, va ribadito, ha altre caratteristiche e non è un caso che in carriera il meglio di sé lo abbia dato vicino a Pizarro nella Roma e a Pirlo in nazionale. Con Nainggolan, che ha emmesso di non essere in palla, nel trio dei trequartisti, scatta l’altro dubbio legato alla formazione: Dzeko sì, Dzeko no? Il fatto che abbia riposato nel match di Europa League potrebbe far pensare che il bosniaco sia sicuramente della partita. In realtà ad oggi è più probabile che possa partire ancora una volta dalla panchina. La parola magica che spiega il tutto è la solita: equilibrio.
ULTIMO GIRO DI WALTER – Da Roma-Inter si avranno dunque delle risposte sulla Roma che verrà. Non solo in campo. Perché quella con i nerazzurri potrebbe essere l’ultima gara di Sabatini nelle vesti di ds giallorosso. Singolare che proprio contro l’Inter, il 19 marzo, il dirigente nel pre-gara annunciò di aver richiesto la rescissione del contratto a Pallotta. Ne seguì un confronto surreale nella mix zone con Spalletti intento a riprenderlo duramente, prima davanti ai giornalisti presenti («Non puoi dire certe cose, nessuno può parlare di quello che succede l’anno prossimo. Tutti quelli che lavorano dentro Trigoria non possono dire quello che faranno nella prossima stagione perché poi ci può essere una fuga d’attenzione») e poi in un acceso confronto vis a vis. Ora i tempi sembrano essere maturi. «A breve parlerò di me», ha detto il ds domenica scorsa. La pausa delle nazionali potrebbe diventare il momento giusto per farlo.