È una notte che è già storia e i tifosi della Roma vogliono godersela più a lungo possibile: l’Olimpico non si svuota, il popolo giallorosso canta, quasi faticasse a rendersi conto che è tutto vero. C’è chi grida, c’è chi ha le lacrime agli occhi, ma non chiamatele esagerazioni: in una città che vive di calcio e nel calcio alla fine è abituata a prendere schiaffi, questa incredibile vittoria sul Barcellona di Messi e Iniesta è più di un sogno realizzato. Daniele De Rossi, uno che ha fatto la scelta di Totti — una vita per la Roma — e non ha nemmeno avuto la fortuna di vincere uno scudetto, guarda la curva in festa e si commuove: «Per noi è un trionfo, anche se sono solo i quarti. Per la dimensione che ha la Roma, per la nostra storia, è una cosa incredibile». Parla a caldo, ma la testa è fredda: in poche parole c’è il senso di questa notte magica. «Ora dobbiamo giocarcela senza pensare di aver fatto un miracolo, non andremo in semifinale a fare una vacanza. Sapevamo che sarebbe stato difficilissimo, ma abbiamo avuto sempre la convinzione di potercela fare. La partita di andata, condizionata anche da alcuni episodi dubbi e dai nostri autogol, ce lo aveva detto: si può fare. È una delle serate più belle da quando gioco nella Roma. Già prima della partita ero quasi commosso a vedere lo stadio pieno, la gente che ci credeva. Ai miei compagni ho detto: non facciamocela addosso, proviamoci».
Dzeko è l’eroe tra gli eroi: un gol, il rigore procurato, una partita fantastica. E in un momento del genere, la sua mente va al mercato, a quella cessione al Chelsea che la Roma aveva definito a gennaio e che è saltata solo perché lui si è opposto: «Sono felice di essere rimasto, ora sarà felice anche la società. Il bello deve ancora venire: se giochiamo come stavolta possiamo lottare con tutti, abbiamo fatto tre gol al Barcellona, non ho mai visto questa squadra così in difficoltà». E promuove Schick: «È ancora giovane, anche per me è stato più facile giocare con lui vicino perché avevo più spazio». Pure Manolas era stato ceduto, lui a giugno, allo Zenit di Mancini. E anche il greco, autore del gol decisivo, ha preferito rimanere a Roma: «Non m’interessa essere entrato nella storia, ma avere conquistato la semifinale. Con questo pubblico accanto, ce la possiamo giocare con tutti: se i tifosi sono al nostro fianco, nessuno ci batte. All’andata ci hanno negato due rigori, ma stasera abbiamo dimostrato chi è la Roma».
Il mago del trionfo romanista è Di Francesco, il quale rivela com’è nato questo 3-4-2-1 fatale al Barcellona e mai visto prima da queste parti, con Schick e Nainggolan a sostegno di Dzeko: «Sono un pazzo, il modulo che abbiamo applicato contro il Barcellona me lo sono inventato in tre giorni, lo abbiamo provato per pochissimo tempo. Sapevo che, se fosse andata male, me l’avrebbero fatta pagare, ma non m’importa: ho preferito rischiare, sono fatto così. La finale? Perché non crederci, deve essere il nostro obiettivo. Non dobbiamo pensare come va va, perché se è così non andiamo da nessuna parte. Non bisogna accontentarsi, io non voglio farlo». Pallotta, contestato prima della partita dalla curva Sud, è entusiasta: «Abbiamo dominato il Barcellona, ora dobbiamo ripeterci nel derby di domenica». Il presidente americano ha fatto festa con i tifosi e il bagno nella fontana dei Leoni in piazza del Popolo. Alla Roma sono arrivati via Twitter anche gli elogi della Juve: «Complimenti per la grande vittoria». E pure quelli del sindaco Virginia Raggi: «Grande prova di orgoglio per la città e l’Italia intera».Il portafortuna della Roma, se vogliamo individuarne uno, è Antonio Cassano, che ha visto la partita con l’amico Totti: «Da quando ho smesso, non ero più rientrato in uno stadio. Con me la Roma ha un tifoso in più». E proprio Totti, che in una carriera intera non è mai arrivato a un traguardo simile, se la gode: «È per momenti del genere che è bellissimo vivere per questi colori» .