Beato chi le ha viste tutte, pur avendo visto di tutto, per una vita. In fondo dev’essere una consuetudine, anzi, una meravigliosa abitudine. Quando la Roma decolla tra le stelle, sul campo sempre lascia dietro di sé una scia inconfondibile: il 3-0. Da quella firma, ecco, si capiscono il valore, e il peso, della vittoria. Un marchio. Se la Roma cala il tris in Champions League (o in Coppa dei Campioni), allora significa che storico è il trionfo, magnifica la sera e indimenticabile il ricordo. Sette sono state le notti magiche colorate dai tris giallorossi. Solo sette, sì, ma bellissime. La più recente è naturalmente la notte di martedì: Dzeko, De Rossi e Manolas a scrivere i nomi nel librone del fantastico. A brillare ancora è però un’altra giornata di aprile. Era il 25, nel 1984, e all’Olimpico (alle 15.30) la Roma riceveva il Dundee nella semifinale di ritorno. Sconfitta per 0-2 all’andata, riuscì a ribaltare lo scenario compiendo un capolavoro: tre a zero, appunto. Doppietta di Pruzzo e rigore di Di Bartolomei: Gol a sPruzzo, titolò il nostro giornale. Poi, certo, va pure annotato che l’arbitro Michel Vautrot fu coinvolto in un presunto caso di corruzione legato alla sfida.
Prima di planare nella finale dell’Olimpico contro il Liverpool (quella mai giocata…), nell’edizione 83-84 della Coppa dei Campioni, la Roma si è concessa il lusso di collezionare un altro paio di 3-0. Nei sedicesimi sbriciolò il Goteborg grazie a Vincenzi, Conti e Cerezo, mentre nei quarti superò la Dinamo Berlino sfruttando un autogol di Grether e le reti di Pruzzo e di Cerezo. Era una Roma grande: tanto che per tornare a volare ha impiegato quasi vent’anni. Il nastro del tempo si blocca al febbraio del 2002. La gara? Ma Roma-Barcellona, ovviamente… Era la Roma di Capello, campione d’Italia, e ospitava il Barça nel secondo girone della Champions. Intrigante in quella maglia metà gialla e metà rossa, divisa in verticale, asfaltò i catalani affidandosi a Emerson (fortunato nel deviare il tiro di Candela), a Montella e a Tommasi. Un film da rivedere un milione di volte. Quella sera la curva Sud srotolò lo spettacolo dello striscione, lunghissimo: «Sotto un manto di stelle Roma bella m’appare». Incredibilmente, poi, la Roma riuscì nell’impresa di non qualificarsi ai quarti. Ma comunque. Quasi un anno dopo, ecco ancora un tris, l’unico in trasferta della collana. A Valencia la bellezza la disegnarono Totti con una doppietta e Emerson. E infine. E infine l’anteprima dei tre olé dell’altra sera: il 3-0 rifilato a novembre al Chelsea con El Shaarawy (doppietta) e Perotti. Così anche loro sono entrati nel piccolo club degli eroi dei tris giallorossi. Ed è stato un risultato decisivo per il camminare europeo della Roma di Di Francesco. Rotondo. Semplicemente, perfetto. Come il tre…