Damiano Tommasi ha rilasciato un’intervista parlando della situazione della FIGC e della sua eventuale candidatura:
Renzo Ulivieri sembra che voglia appoggiare la sua candidatura… “Mi fa piacere, ma non basta. Noi l’accordo lo vorremmo con tutte le componenti”.
Ti candiderai presto? “È presto adesso per parlare dei candidati. Confermo che come Associazione Calciatori cercheremo un’intesa con le varie componenti per partorire una candidatura unica. Ma quel che conta adesso sono i contenuti, i programmi”.
Ieri abbiamo lanciato la tua candida tura, perché a Roma ma non solo c’è molta gente che vorrebbe vederti ricoprire quel ruolo… “Vi ringrazio, davvero. Ma chi ha espresso l’auspicio che io possa dirigere la Figc non ha diritto di voto. Vedremo più avanti chi invece quel voto potrà esprimerlo. E comunque a oggi non c’è un candidato”.
Che tipo di candidato saresti, e per quale voteresti? “Come calciatori la nostra idea è la stessa proposta nel 2014 quando abbiamo candidato Albertini e nel 2017 quando abbiamo appoggiato Abodi. Contano le idee più che le persone. Cerchiamo una prospettiva di Federcalcio diversa, che rimetta al centro il progetto sportivo e che sappia dialogare con tutti”.
Sono i punti che sono mancati di più durante la vecchia reggenza? “Direi di sì. Si è perso di vista il progetto sportivo e i confronti sono stati solo tra maggioranza e opposizione. Ogni componente ha le sue specificità, bisogna trovare accordi con tutti, facendo ognuno un passo indietro verso l’interesse generale, non può essere solo una questione di numeri, se ho la maggioranza o se sono in minoranza […]. Parliamo di una Federazione che rappresenta e gestisce lo sport di squadra più popolare che ci sia, ma non agisce mai da squadra. È un paradosso”. […]
Su quali temi sareste disposti a fare un passo indietro? “Per esempio, la riforma dei campionati. Ci accusano di non volerla perché vogliamo difendere i posti di lavoro. Ma non è una questione meramente numerica. Oggi abbiamo tanti posti di lavoro, ma a Modena questi posti non ci sono più. Allora cambiamo le regole: se ci sono maggiori tutele, riduciamo pure il numero dei nostri posti di lavoro, ma facciamo in modo che siano sicuri. Qui invece pensano solo ai diritti tv, così si va alla cassa e si resta tranquilli”.
Che contesti in particolare a Tavecchio? L’Italia è andata fuori dal Mondiale, ma lui si è vantato di tanti altri risultati, politici e economici. “Se il risultato sportivo è stato così importante è perché il suo core business è stato questo. Chiedete in giro a chi è nel calcio: eravate contenti della gestione Tavecchio? Ve lo dico io: non lo era nessuno. Chi è nel calcio può essere contento perché abbiamo appoggiato Ceferin o perché abbiamo piazzato nostri rappresentanti nelle Commissioni? Ma chissenefrega. E l’utile in bilancio a chi serve se poi le squadre non riescono neanche a iscriversi ai campionati? Il discorso economico dovrebbe restare al servizio del progetto sportivo” […]