La frittata è fatta. Perché non basta essere campioni d’Europa per vincere, andare avanti e meritarsi un mondiale. Non basta il blasone, bisogna giocare, soffrire, stringere i denti e riuscire a mettere qualità e sostanza nel gioco. E soprattutto, bisogna fare gol. Questa Italia non è più cattiva, ha perso smalto, qualità, personalità e forse è anche molto meno affamata di quella che la scorsa estate aveva fatto sognare un paese intero.
Il pareggio in Irlanda e il successo casalingo della Svizzera contro la Bulgaria ci condanna agli spareggi che si giocheranno a marzo: così la strada verso il mondiale in Qatar è ancora tutta in salita, perché tra le squadre che sono finite ai playoff ci sono diverse gatte da pelare: tra le quali anche la Svezia che già ci cacciò da un mondiale qualche anno addietro.
Insomma non sarà una passeggiata di salute. Il bilancio della serata di Belfast prospetta quanto la nazionale di Mancini, orfana di tanti titolari, ha fatto vedere in questo ultimo squarcio di qualificazione. Forse la sintesi è tutta lì: senza Immobile, Verratti, capitan Chiellini, Pellegrini e Zaniolo questa squadra perde non solo qualità ma anche personalità.
E ieri è mancata proprio quella nell’ultima giornata di un girone che da campioni d’Europa avremmo dovuto dominare. Perché il possesso palla sterile non è servito a molto perché di tiri in porta veri degli azzurri se ne sono visti pochi davvero. Anzi, alla fine l’Irlanda, squadra di semi-dilettanti, ha anche rischiato di aggiungere la beffa a un danno clamoroso che fa perdere la faccia all’Italia campione d’Europa. Il salvataggio sulla linea di Bonucci a tempo scaduto è lo specchio di questa serata infame.
Con il senno del poi viene da ripensare a quel rigore sbagliato da Jorginho al novantesimo contro la Svizzera che avrebbe cambiato tutto. Ma nel calcio, come nella vita a volte basta un dettaglio fare tutta la differenza del mondo. E forse è anche un po’ girato quel vento che aveva spinto sempre, forse pure troppo, nella nostra direzione. Peccato perché anche ieri sera, prima dell’arrembaggio finale nel quale l’Italia ha perso ogni riferimento, era stata una partita a una porta. Gli innesti di Cristante, Bernardeschi, Locatelli e Scamacca non hanno sortito gli effetti desiderati e Mancini adesso dovrà trovare delle soluzioni diverse se non si vuole trovare nella situazione del suo predecessore. L’ombra lunga di Ventura si allunga anche su questa nazionale, perché la delusione del 13 novembre 2017 è ancora lì a far male e torna ad aleggiare nella testa dei tifosi azzurri. Ora come allora un nome su tutti: la Svezia. Ma mica staremo facendo sul serio eh… Calma e gesso, perché è tutto da rifare.
FONTE: Il Tempo – T. Carmellini