“Il pallone è gioco, amore, vita”. In tre parole c’è la parabola umana e sportiva di Francesco Totti. In quei tre concetti c’è il senso di “Speravo de morì prima“, la serie Sky dedicata all’ex capitano della Roma. Originata dal best-seller Un capitano (scritto dal medesimo con Paolo Condò) e sulla scia del film-documentario Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli, l’idea di raccontare in maniera serale un’icona della “romanità”, “Speravo de morì prima” affronta l’ultimo anno e mezzo di carriera di Totti, “re e prigioniero” di una città e di un ambiente che vive per il calcio e con il calcio.
Nei panni del Capitano, Pietro Castellitto tenta di restituirne tic, sguardi, atteggiamenti, inflessione schietta e tagliente, grazie a un lavoro di scrittura che ne esalta la caratura e l’inevitabile fragilità davanti al tempo che passa. Inevitabile che il cuore della serie sia lo “scontro” con Luciano Spalletti, ruvido e scontroso con l’ultimo Totti, quello che soffre per essere stato accantonato, non del tutto pronto ad accettare il “secondo tempo” della sua vita.
FONTE: Il Corriere della Sera – A. Grasso