Nuovo episodio della rubrica “AS Roma Podcast” che vede protagonista il Capitano giallorosso, Stephan El Shaarawy:
Allora, siamo a metà ritiro, più o meno, insomma. Abbiamo scavallato i primi giorni in questo bel posto, perché si sta bene. Mi sembra un posto adeguato a fare quello che dovete fare… “Sì, struttura molto bella, stiamo lavorando bene, diciamo, forte, con molta intensità, (che è, diciamo, la cosa che sta richiedendo il mister in maniera, diciamo, prioritaria. C’è grande disponibilità ed entusiasmo da parte di tutti, quindi ci sono tutti i presupposti per cominciare bene. Tu ne hai fatti un po’ di ritiri adesso, perché inizi a avere una carriera importante”..
È cambiato qualcosa dai primi ritiri che hai fatto tu, o tutto sommato è sempre la stessa dinamica? “Un po’ di cose sono cambiate, ti posso dire, magari per quanto riguarda adesso con l’ambiente dei social, magari si dà un pochino più attenzione, più importanza a quelle che sono le attività di marketing. Magari c’è più attenzione su quello, prediligono magari fare, parliamo di grandi squadre, le tournée estive, piuttosto che qualche amichevole di cartello, però dal punto di vista del lavoro alla fine è cambiato non tantissimo. Magari sì, c’è qualche metodologia nuova, comunque le tecnologie si sono sviluppate, però alla fine il focus è sempre quello di migliorare la propria condizione per arrivare poi al campionato pronti, quindi massima serietà, massimo impegno da parte di tutti, quello che non è mai mancato. Forse, non so, ho l’impressione che magari sono anche migliorati gli strumenti per misurare la performance, per vedere… Soprattutto, con le tecnologie che ci sono adesso, sicuramente sono cambiati anche gli strumenti e metodi di lavoro. Più ne non si può barare, se non corri si vede”.
Senti, tu hai attraversato tante fasi nella tua carriera, non so se le hai contate, a che ritiro sei? Sono 16-17 anni. Quindi, insomma, hai attraversato tante tante fasi, ce n’è una delle tue fasi dello Stefan, calciatore, che pensi che ti abbia insegnato di più in un anno, un periodo particolare, che magari riguardandolo indietro ti fa pensare lì è cambiato qualcosa o è crescendo in continuità? “No, sicuramente le fasi che ti insegnano di più sono quelle dove hai più momenti di difficoltà, dove magari soffri un pochettino di più, dove stai male, tra virgolette. Nella mia carriera, sì, ne ho vissute qualcuna. Penso al primo grande infortunio che ho avuto al Milan, avevo 20 anni, mi ha tenuto lontano dal campo per un (3:38) anno intero e lì quindi… Hai avuto paura di smettere? No, paura di smettere no, però ero in un momento veramente difficile, perché comunque non avevo mai avuto un infortunio così lungo e quindi impari a, diciamo, a rialzarti, che era l’unica via possibile, perché comunque quando hai un infortunio brutto stare lontano dal campo è veramente duro, difficile, impari (4:08) il valore anche della resilienza, nel senso rialzarti e avere l’obbligo di rimetterti in (4:17) carreggiata e cercare di ritornare ad essere pronto. Poi c’è stato quello del Monaco, nel 2015, che lì stavo bene, però non rientravo più nei piani dell’allenatore, della società, comunque sono stato…”.
A un certo punto smetti di giocare lì? “Sì, mi sono allenato, sono state le volte in cui mi sono allenato da solo, però lì comunque impari che devi, a prescindere da (4:50) quello che pensano gli altri, vai avanti per la tua strada, ti alleni per te stesso e speri che ci siano delle opportunità nuove. Poi l’opportunità della Roma è arrivata, è andata bene. Poi c’è stato l’ultimo della Cina, che anche lì è stato un insegnamento molto molto importante, comunque sempre è stato sempre stata una persona molto razionale e quindi quella scelta è stata è stata molto pensata e quindi ho ragionato un po’ più con la testa. Quando sono tornato però sono stato veramente contento di essere tornato qui”.
Hai rifatto una scelta col cuore, direi… “Esatto”.
Bene, siamo contenti. Se gli avessi detto allo Stefano che è arrivato il primo giorno a Trigoria, che adesso nel 2025 sarebbe stato alla Roma e sarebbe stato uno dei capitani della Roma, insomma adesso il mister Gasperini ha reso note, ha confermato di fatto quelle che sono le sue linee guida per l’assegnazione della fascia, che sono sempre le stesse in base al numero di presenze, e tu sei nel gruppo di calciatori della Roma, sei tra quelli che queste tante presenze della Roma le ha fatte e questo fa di te uno dei capitani della Roma. Ti chiedo come ti fa sentire e sinceramente te l’avresti mai immaginato quel giorno in cui sei arrivato a Trigoria? “No, non l’avrei immaginato. Sicuramente è un orgoglio, è un onore perché indossare la fascia di capitano, soprattutto quella della Roma, è qualcosa di speciale perché inevitabilmente senti il peso della storia di una città intera che si riconosce in questo, per cui senti il dovere di dare tutto, veramente di non risparmiarti. Questo è quello che ho fatto e che farò sempre, con o senza fascia. Chi mi conosce lo sa, sono sempre stato uno che ha dato tutto per la Roma, che quando è stato chiamato in causa ha sempre dato il massimo e quindi così continuerà ad essere adesso. Gasperini in questo il mister è stato chiaro, vuole che ci siano all’interno dello spogliatoio più giocatori che vivono il gruppo, che trasmettono lo spirito giusto, un senso di appartenenza e qui ci sono tanti giocatori che sono qui da tanto tempo come me, come Lorenzo, Brian, Mancio e quindi questo lo hanno fatto in questi anni. Ci sono altri giocatori che magari sono qui da meno tempo ma hanno tantissima esperienza, quindi c’è un giusto mix per fare andare le cose nella direzione giusta. Molto bene.
Senti, ripensando un po’ togliendoci un attimo dall’attualità, ritornando sulla tua carriera, mentre preparavo questa intervista ai tuoi gol, a quanti ne hai fatti, ce n’è uno che è il tuo preferito non necessariamente per bellezza, anzi prima ti chiedo, il tuo preferito è il più bello o ce n’è uno che significa di più anche se non è il più bello? “Un po’ tutti e due secondo me, perché io dico sempre il primo, il primo è stato veramente quello che ho sentito di più, perché come ti ho detto prima riguardo al periodo che avevo vissuto prima, è stato come una rinascita, quindi presentarsi all’Olimpico con un gol di tacco sotto la sud all’esordio, penso che oltre che bello è stato proprio significativo e importante per me, quindi io su tutti dico quello”.
Sottoscritto, ci sta, c’è stata la tua felicità dopo quel gol, ti hanno buttato per terra, perché erano contenti per te immagino, avevano percepito subito quanto anche ti servisse iniziare bene, bellissimo. Tolti i tuoi, ce l’hai un gol, lo so che è domanda difficile, però un gol nel calcio, nella storia del calcio che se devi, domani arriva un alieno e gli devi far vedere cos’è la bellezza del calcio, ti guarda questo gol? Allora… è dura? “Sì, ti dico… vuoi fare due? Ma anche tre o quattro, nel senso, ci sono quelli che mi trasmettono proprio, mi fanno venire i brividi, quelli che più li guardo, non c’è una volta in cui li guardo e non mi vengono i brividi, che sono i tre gol del mondiale del 2006, cioè il gol di Grosso, il gol di Del Piero e il rigore, in finale contro la Francia, cioè quelli sono…”
Brividi? “Sono brividi, continui. Tolti quelli, i miei preferiti sono i miei due idoli, sono quello di Kakà contro Manchester, quello è stato pazzesco, quello di Ronaldinho la doppietta al Bernabéu e poi anche quello di Neymar, quello che ha vinto il premio Opusca”.
Sai che non me lo ricordo? “Al Santos. Al Santos contro Ronaldinho. Ed è una serpentina, una delle sue. Partito là, dopo la metà campo, ha fatto un gioco di tacco, 1-1-2 e poi ha scavalcato il portiere con l’esterno destro, un gol stratosferico”.
Me lo recupero, me lo vado a recuperare. Il tuo gol preferito che hai quasi fatto? Cioè quello che ancora se ci pensi rosichi perché non è entrata magari di poco. Con la Roma. Che extra Roma però, con la Roma ci hai giocato un sacco di partite… “Con la Roma, semifinale con Liverpool. Ho preso un palo e poi ho preso la mano, quindi quello sarebbe stato utile. Sì, non avrebbe guastato…”
Somanda che spero che non sia troppo difficile, che cos’è per te il talento? Che rapporto hai col talento? Anche qua mi fa piacere fare una domanda a un calciatore esperto. Nella tua esperienza, sia su di te, sia su quello che hai visto intorno a te, hai visto passare tanti calciatori di talento. Sei riuscito a trovare qual è la ricetta, proprio in percentuale, quanto conta il talento e quanto conta il lavoro, cioè farlo fruttare quel talento? “Allora, io penso che si debba partire da una buona base di talento sempre, perché il talento ti (12:11) permette poi di dimostrare quanto vali, di emergere e di arrivare a un certo livello. Quello sicuramente, il talento per quello serve. Però poi una volta che arrivi ad altri livelli, la cosa che ti mantiene alto è sicuramente il lavoro. Il lavoro, il sacrificio, la dedizione e la testa soprattutto, perché il talento non ti prepara al fallimento. Il lavoro sì, (12:47) cioè col lavoro puoi ritornare ad altri livelli. Solo col talento, secondo me, fai fatica. Penso che la ricetta migliore sia una buona dose di talento, ma senza il lavoro non vai molto lontano”.
50-50? 60? “Non so darti una percentuale esatta, però quando arrivi a un certo livello devi sempre avere quell’ambizione, quella voglia di migliorarti sempre. E’ solo col lavoro l’ottieni, per cui ci vuole costanza soprattutto, impegno e dedizione in quello che fai”.
Che cosa ti emoziona ancora nel calcio? E mi puoi dare pure due risposte diverse se vuoi, da persona che lo gioca per lavoro e da spettatore, che poi è una persona che si guarda le partite come ce le guardiamo tutti… “Allora, da protagonista in campo, sicuramente il momento del gol per me è il momento più alto di soddisfazione, proprio che mi riempie il cuore quando realizzi che la palla entra, soprattutto poi se sei in casa, perché uno stadio intero che grida il tuo nome è qualcosa di veramente unico. Non ci si abitua a quella cosa. No, mai, anzi, col passare degli anni ti emoziona di più, sicuramente molto di più. Da spettatore a me sono sempre piaciute le giocate dei singoli, però sono sempre andato a ricercare le giocate dei nei dei. Io quando ero piccolo, (14:35) anche magari non in campo, guardavo i video del loro skill per poi cercare di replicarli. La giocata del singolo mi entusiasma sempre. Accendere la tv e guardare una partita solo per quel giocatore lì è una cosa che mi emoziona”.
Però vedi, tu sei un giocatore che è nato con questa modalità qui, uno molto individuale, molto tecnico e uno anche che ha questo gusto, però poi tu oggi sei ancora nella Roma e sei un pilastro della Roma, anche perché tu in diversi momenti della tua carriera nella Roma a un certo punto l’hai messa da parte, quell’individualità. Cioè tu ti sei messo tanto al servizio di questa squadra e quindi forse è lì poi quell’equilibrio talento-lavoro a un certo punto… “Anche pensare che oggi in campo vorrei fare un’altra cosa, ma oggi serve quest’altra. Capisci un attimo che tipo di giocatore sei diventato. Io con gli anni a Roma, soprattutto quando sono tornato dalla Cina, ho visto questo cambiamento e nelle volte in cui c’era bisogno di evitare la squadra, io ero sempre lì in prima linea, magari mettendosi da parte l’individualità. Però è una caratteristica mia e carattere anche quello che sono contestato.”.
No, è bello. Ci pensavo veramente adesso, mentre lo dicevi, che poi ormai abbiamo acquisito questa dimensione nella quale, quando è servito un esterno, anche di copertura l’hai fatto. Che non era l’immagine che avevi di El Shaarawy a vent’anni. Però poi succede così. Ti riesci ad adattare a quelle che sono poi le esigenze del mister, esigenze che richiede la situazione in quel momento… E diciamo che sono riuscito a farlo, a farlo abbastanza bene. Lo dico io dai, così non te lo dici da solo. Prima di liberarti dai, un po’ di domande…
Come siamo messi in questo periodo? “Serie tv, film, hai qualche fissa, qualche cosa che ti piace? “Ma guardo entrambi, sia il film che le serie tv, generi.”
Tutto? “Sì, quello che mi colpisce guardo. Consigliami qualcosa che non sto guardando niente da mesi.
Serie tv, l’ultima che ho visto è Adolescence. L’ho visto. Super. Mi ha colpito perché è particolarmente diversa da tutte, nel senso che è tutto in piena sequenza, in unica. Bellissimo. È bella…”
Pesante… tratta tematiche dedicate. È bella per quello… Parla di cose vere, di cose che esistono nella vita. Super, super bella. Musica?
“Musica anche lì…”
Tutto..
“Sì”.
Meno… “Sì. Vabbè, diciamo i generi, un po’ di….”
…Dai, non ti vergognare…
“No, no, tech to hause… Un po’ di reggaeton, un po’ di…”…
…eh, mica è vietato. La metti pure in uno spogliatoio ogni tanto?
“Ogni tanto… Poche volte”.
Come funziona? Fate a turno? “Allora, c’è… Sì, sono due o tre che la mettono sempre Soulé, metto un po’ di reggaeton… Dybala… la mia è un pochettino un po’ più spinta, però in uno spogliatoio magari non è il caso”.
…Vabbè, magari dipende dai momenti, magari in qualche momento pure spingere…
“Ci serve, ci sta”.
Quindi siete voi tre, tendenzialmente, a gestire la situazione musicale?
“Sì”.
Gli altri? Si lamentano, gli sta bene? “Gli altri no, accettano…”…
…Accettano… Nessuno alza la mano per dire troppo spinta?
“No, no”.
Allora, momento test vita reale. Nel senso che, sai, se dici ai calciatori, vivono nella loro bolla, quanto costa un litro di latte? “Quanto costa un litro di latte? Dipende… Più o meno siamo su due euro. Io, ad esempio, prendo quello senza lattosio…”
…e già lì, un euretto in più… “…Anche due”.
…anche due, si conferma, perché io pure voglio lo compro di qua… “Latte di mandorla…”
Quanto costa un biglietto della metro a Roma? “Ma sai quado l’ho presa la metro?”
Quando? “L’ho presa prima ancora di venire a Roma. Sì, l’ho presa nel, cos’era… sì, nel 2014, per andare in Piazza di Spagna. L’ho presa, venite a trovare degli amici, qui a Roma., tra l’altro ero con Amelio, e altri amici e niente”.
T’hanno riconosciuto? “Sì, mi sono messo il cappellino, gli occhiali, in Piazza di Spagna”.
È andata. Però comunque non mai risposto. Quanto costa? “Un euro e cinquanta. Guarda, ho il dubbio che forse avevo sentito qualcosa, aumenti, forse due euro per i turisti, non lo so”.
Però vabbè, un euro e cinquanta è la risposta giusta, ci sta. Quante uova ci sono nella confezione standard delle uova al supermercato? “Da quanto è? Io faccio sempre da sei”.
…sei? Ok. C’è pure le confezioni jambo però… “No, sei.”
Quindi tu fai la spesa. Questo già ti fa passare il test vita reale, cioè proprio alla grande.
Come si chiama il sindaco di Roma? “Gualtieri”.
Ottimo. Conosci il tuo codice fiscale a memoria? “Sì”.
Non me lo devi ripetere, mi fido… “No, ma anche numeri da carte di credito. Se devo fare qualcosa di urgente, devo ricordarlo. Come anche i pagamenti online che non sono registrati sul sito. Codice, date di scadenza, tutto.
Tutto”.
Ultima domanda, questa è la più difficile. Rispondi con sincerità, accetti anche o no. Hai mai fatto una lavatrice? “Pochissime volte, però l’ho fatta”.
Senza danni? Hai mischiato bianchi e colorati? No. La sai la regola? “Devo dividere bianchi da colorati, scuri”.
..beh, bravo…
Test vita reale superato alla grande. Senti, ti lascio lavorare che fra un po’ mi sa che vuole gli allenamenti… Grazie… “Grazie a te. Ciao”.
FONTE: AS Roma Podcast











