La CEO della Roma, Lina Souloukou, a margine dell’European Globe Soccer Awards, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul progetto Roma e le ambizioni dei Friedkin:
Il nostro gruppo è diverso (rispetto a quelli qui presenti). Quando è nato il calcio non costituiva il main business del gruppo. Friedkin Group è un gruppo di carattere familiare (non un fondo) che operava principalmente nei seguenti settori: automotive, hospitality, entertainment e in misura minore sport. Tutto è cambiato con l’acquisizione nel 2020 da parte del Gruppo della AS Roma. Lo sport, e il calcio in particolare, è diventato più centrale.
Sebbene il Gruppo Friedkin sia proprietario anche del Cannes, che milita in un campionato interessante sotto molti punti di vista come quello francese, il Gruppo Friedkin è ben diverso, per struttura e non solo, dal City Group, per esempio.
Sebbene in futuro non siano da escludersi sinergie proficue per i due club, secondo il volere della proprietà, al momento la gestione è ben separata. In ogni caso la Roma resterà sempre il gioiello della corona, trattandosi di un club storico caratterizzato da una tifoseria appassionata e da un legame indissolubile che lega la città al club. Grazie agli investimenti e all’impegno a lungo termine della famiglia Friedkin, la Roma punta a occupare una posizione sempre più rilevante nell’elite del calcio europeo e italiano.
Nel club dal quale provengo, l’Olympiacos, vi era una sinergia con il Nottingham Forrest sia sul piano tecnico che finanziario. Una sinergia che nel periodo in cui ero lì ha funzionato e ha portato benefici a entrambi i club: l’Olympiacos ha vinto tre campionati e ha partecipato alla Champions League e il Nottingam Forrest è stato promosso, durante il mio mandato.
Trasmettere la percezione di essere i ‘custodi del club’ è fondamentale ai fini di uno sviluppo sostenibile in chiave futura. Per la Famiglia Friedkin questo è concetto fondamentale, come fondamentale è avere sempre i tifosi ‘on board’.
Dan e Ryan non gestiscono il club secondo il modello del Franchise americano, rispettosi come sono dell’unicità della cultura sportiva europea. Quando esplose il caso della Super Lega, la Roma è stata l’unico club, con proprietà americana, ad opporsi con fermezza a quel progetto nel rispetto dei valori dello sport europeo: meritocrazia, campionati aperti con promozioni e retrocessioni ecc.
Vorrei ribadire con la massima chiarezza un concetto, affinché non vi siano speculazioni: la nostra proprietà non ha alcuna intenzione di vendere e il suo è un impegno a lungo termine.
UEFA e ECA accanto agli altri stakeholder hanno lavorato per dare maggiore chiarezza, ponendo limitazioni a questo tipo di strutture e definendo i pilastri attorno a cui operare. Cosa che favorisce gli investimenti nel calcio. Il messaggio è chiaro: queste sono le regole inserite all’interno di un quadro normativo e attorno a questo è possibile delineare un business plan.
Il mercato europeo esercita una forte attrazione per diversi motivi. Ovviamente l’obiettivo è quello di crescere in varie direzioni, e in questo senso il calcio femminile è molto importante. In Italia siamo soltanto agli inizi: 3-4 anni fa il calcio femminile non era neppure professionistico. C’è grande voglia di calcio femminile. Abbiamo scuole calcio con lo stesso numero di tesserati uomini e donne. È un movimento in forte espansione: un bacino di utenza enorme e pertanto enormi opportunità. Anche nei mercati emergenti, come quelle americano, in cui il calcio sta cambiando molto, esiste un grande appetito. In definitiva ritengo che il fenomeno sia di portata globale: più diversità si riesce ad avere nel gruppo, più valore è possibile generare.
FONTE: Financial Times – Samuele Agini