Al termine del match contro il Brighton, l’allenatore della Roma, Daniele De Rossi, ha rilasciato alcune dichiarazioni al riguardo:
SKY Come si fa a trasformare la squadra in così poco tempo? “Ogni squadra ha delle fasi calanti, io non ho fatto niente di che. Si è solo incanalato tutto nel migliore dei modi e sono felicissimo. Loro sono giocatori forti, stanno vincendo e segnando, abbiamo giocatori che altre squadre si sognano. Non c’è niente di speciale in quello che faccio, alleno solo la condizione fisica, che è fondamentale in questo calcio. Li tratto da esseri umani e loro rispondono in campo con queste prestazioni”.
Oggi avete dato una lezione di calcio moderno… “Sono contento, non minimizzo la mia felicità. Ho visto tante cose che mi sono piaciute, ma possiamo migliorare su tante altre. Nel secondo tempo dovevamo risalire un po’ meglio, ma sono felice della prestazione e dell’attenzione. Ieri ho rotto loro un po’ le scatole perché la preparazione della partita è stata più lunga rispetto al solito, perché De Zerbi è un allenatore diverso rispetto agli altri. Io lo amo, anche se c’è chi non lo ama. Per preparare partite contro di lui ci metti il doppio del tempo”.
La proprietà ti potrebbe chiamare stasera per proporti il rinnovo… “Fai il bravo (ride, ndr). Questi discorsi non c’entrano, è l’ultimo dei miei pensieri. Sto facendo il lavoro che mi piace nel posto che mi piace e i giocatori mi danno grandi soddisfazioni che neanche sognavo di togliermi in così poco tempo. Tra 2 giorni giochiamo contro la Fiorentina, una squadra fortissima e un altro allenatore speciale. Giovedì andremo in casa del Brighton, se pensiamo di essere già passati ci ribaltano”.
Dove pensavi di poter far male al Brighton? “Ieri avevo detto che avremmo potuto vincere la partita sulla fascia sinistra, perché c’era un divario fisico tra Spinazzola e Buonanotte molto importante, anche se avesse giocato Enciso da quella parte. La condizione di Spinazzola mi faceva pensare che quella sarebbe stata una parte di campo in cui avremmo potuto far male agli avversari. Inoltre abbiamo puntato sulla ricerca della profondità”.
La fase difensiva? Non avete permesso al Brighton di progredire centralmente. Come ha fatto a trasformare la squadra da passiva a coraggiosa? “Io più rispetto l’avversario più cerco di non farlo giocare tranquillo. Contro le squadre di De Zerbi devi decidere se aspettare o rubargli la palla sulla linea di porta. Il risultato è troppo ampio, il nostro portiere è stato bravo, abbiamo concesso un po’ ma è normale contro squadre del genere. Siamo stati quasi perfetti, fantastici nell’aggressività e nello sforzo fisico. Dybala e Lukaku hanno lavorato come animali senza palla, senza questo atteggiamento rischi di prendere imbarcate”.
CONFERENZA STAMPA Cosa le dirà suo padre?
“Purtroppo non hai la fortuna di conoscere mio padre. Lavora nel mio stesso posto, che è grande ma non è immenso, e in questi 50 giorni lo avrò visto due volte. Quando passa vicino al campo scappa come se avesse rubato qualcosa. L’altro giorno l’ho beccato al bar e mi ha detto ‘non sapevo fossi qua, me ne vado’, gli ho detto di stare tranquillo. Non mi parla quasi mai di calcio, non lo faceva quando giocavo e non lo fa adesso e credo che non lo faccia perché un po’ abbia fiducia e un po’ per non mettermi confusione. Ogni tanto lo chiamo io, parliamo di gestione delle risorse umane ma tatticamente parliamo poco. Sono suo figlio, quindi tanti dei complimenti che mi fate nascono dal fatto che io abbia ereditato da lui la passione per questo lavoro, tante idee calcistiche e forse anche l’essere in grado di relazionarmi con la gente. So che lui è molto schivo, non gli piace parlare di questo ma è felice sicuramente. Viene allo stadio perché quando giocavo non veniva quasi più, ha ricominciato a venire e mi fa piacere che si stia godendo insieme a me, anche se in silenzio e in disparte, questi primi miei 50 giorni”.
Nella preparazione della partita sapevi ovviamente che ci sarebbero stati dei momenti in cui il Brighton avrebbe tenuto il pallone e Spinazzola sarebbe stato costretto a chiudere su Welbeck, ma probabilmente il tuo obiettivo era avere il possesso del pallone… “Quando giochi contro squadre brave a gestire la palla devi cercare di fargliela giocare il meno possibile, mentre ad altre squadre puoi lasciargliela di più. Loro sono bravi, sanno giocare e nel secondo tempo ci hanno fatto giocare un po’ meno. Anche i nostri giocatori sono molto forti, giocare uomo a uomo sarebbe stato un braccio di ferro che alla fine avremmo potuto vincere. A coraggio si risponde con coraggio. Il Brighton mi piace, così come l’allenatore. Ma ero sicuro che se avessimo fatto una partita come quella di stasera avremmo vinto e così è successo. Hanno avuto occasioni, il punteggio è troppo largo, ma abbiamo meritato la vittoria e fatto una grande partita”.
Nella loro costruzione 3+2 ha messo un quadrilatero forzando la ricerca dei loro attaccanti con la palla, pensando che le caratteristiche dei suoi difensori le avrebbero consentito di disinnescare il pericolo? Aveva pensato così senza palla? “Sì, poi il risultato fa la differenza anche nei giudizi della partita. Loro hanno tirato in porta, hanno tirato più di noi. Poi c’è un portiere che para, fa parte della squadra anche lui. Eravamo 5 contro 5, cercavamo di mandarli nella parte dove eravamo più solidi ma senza indirizzare troppo, perché squadre così le indirizzi da una parte e vanno in quella opposta. È uno dei punti cardine del gioco di De Zerbi: decide dove va la palla, dove giocarla e decide quando e come entrare dentro la tua pressione. Bisognava accettare il duello uomo a uomo, bisognava giocare ma anche portarli nella nostra metà campo e andare in verticale dove abbiamo giocatori che inventano”.
Paredes sembra un altro giocatore. La sua palla verticale era preparata? “La palla che ha dato in occasione del gol non era preparata. Sapevamo che avremmo avuto tanta pressione addosso e che avremmo dovuto trovare un po’ di tempo per ragionare, ma davanti avremmo trovato dei duelli uomo contro uomo e i nostri sono forti. Io devo mettere le qualità dei miei giocatori davanti a tutto il resto ed è andato tutto benissimo. Paredes è un giocatore forte, ha giocato nel PSG e nella Juventus. In allenamento corre e va forte, io lo stimolo e ho un rapporto di confidenza tale che posso permettermi di prenderlo in giro davanti al resto dei compagni, evidenziando qualche lacuna difensiva e tattica. Scherzando stimolo gli aspetti che voglio che lui migliori. Sono contento di lui, non capisco il vostro stupore perché è un giocatore di rango mondiale. Parlare solo di lui però sarebbe sbagliato, tutti hanno fatto una partita eccezionale”.
La prova di Celik? Nel primo tempo ha fatto una cosa alla Maicon. Queste prestazioni sono figlie del martellamento psicologico sul fatto che sono forti e non scarsi? “Non è che se gli dici che è forte diventa forte, se è una sega è una sega (ride, ndr). Celik è uno dei più forti che abbiamo, non è che se lo martello diventa forte, se fa una partita bella a Monza, stasera è perché si allena bene, all’inizio gli preferivo chiunque, ma lui stava lì con il sorriso ma non perché è scemo, voleva giocare di più e gli ho risposto che facevo le scelte per farmi vincere le partite, non ho niente contro di lui ma ci punto, poi è venuto a parlargli anche Montella (CT della Turchia), ma anche se non giovava mai non abbasava il livello degli allenamenti, questo fa la differenza. Uno può reagire con il muso, con il sorriso, poi questo lo accetto, io ero un titolare e se non giocavo non ero felicissimo, ma se vai forte in allenamento, vai forte pure in partita”.
Conosci l’ambiente e voli basso, però secondo me è nata una grande Roma in meno di due mesi, c’è unità di intenti. Dove sarebbe potuta essere la Roma con te dall’inizio della stagione? “Il mio collaboratore ha fatto questa battuta, ma era una frustrazione perché c’è ancora tanto da fare. Oggi abbiamo vinto bene, ma non è completata l’opera, se andiamo lì pensando di essere psicofisicamente perfetti ci ribaltano, non c’è tutta questa differenza con loro, dobbiamo andare lì, orecchie basse, non sto a pensare al passato, non sarebbe corretto, ho preso la barca il 16 gennaio e ho detto determinate cose sulla squadra, penso sia una buona squadra. Le cose stanno andando bene ma conosciamo il calcio e la città e tutto questo può cambiare in un secondo, dobbiamo lavorare da squadra umile, la presunzione fa andare le gambe più piano, non ce lo possiamo permettere perché giocheremo contro la Fiorentina di Italiano, non c’è tempo per festeggiare o fare scalette e proiezioni”.
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“L’abbiamo vinta perché le prestazioni dei giocatori che hanno giocato sono state speciali, nessuno escluso. Chi ha giocato ha fatto il massimo della prestazione che poteva fare e penso che siamo riusciti a portare a casa un risultato che, per quello che si è visto in campo e per quello che hanno fatto loro nel secondo tempo, forse è anche troppo ampio. Però penso sia una vittoria meritata perché nel primo tempo è stata una grande partita come piace a me. Nel secondo ci siamo un po’ abbassati, ma ripeto abbiamo visto tantissime partite del Brighton per prepararla e ogni tanto contro di loro si abbassava l’Arsenal, il Manchester City e il Liverpool. Sono forti, l’allenatore per me è fortissimo e c’è da rispettarli anche aspettandoli un po’ più bassi e cercando di essere più verticali”.
Ci sono due momenti: in uno Dybala recupera una palla in area di rigore della Roma e Celik al 26’ del primo tempo fa una giocata incredibile. Lavorare sulla testa di questi calciatori è stato il primo passo di questo percorso? “Penso che l’allenatore debba lavorare sulla testa dei propri calciatori in qualsiasi sport. I grandi allenatori della storia di ogni sport scrivono libri e spiegano quanto la testa sia stata importante. Penso a Popovic, a Phil Jackson, Julio Velasco, Gian Paolo Montali. Sono persone di cui ho letto i libri e che spiegano che la testa nello sport fa tanto non solo per fare la partita ma anche per convincerli a correre un pochino di più in allenamento, ad allenarsi un po’ più serenamente e più forte. Non sto dicendo che prima non lo facessero, so che ogni tanto le mie richieste possono essere pesanti ma se tu ci lavori di testa e gli fai capire che questa è la strada giusta, e poi se trovi pure qualche risultato che ti aiuta a convincerli, sei a dama. Ancora non abbiamo fatto niente ma siamo ad un punto buono”.
FONTE: Sky / Redazione Tuttoasroma – dall’inviato R. Molinari/ Roma TV