Mentre il progetto del nuovo stadio rimbalza tra Comune e Regione, in un tourbillon di cavilli burocratici nel quale ci guardiamo bene di mettere anche solo la punta del naso, la Roma qualche passo in tema impiantistica lo sta già muovendo. Non c’entrano Luciano Spalletti e Francesco Totti, semmai Alberto De Rossi e Riccardo Marchizza, che a partire da ottobre potrebbero avere una nuova casa.
A trent’anni di distanza dall’ultima volta, la società giallorossa è infatti tornata a posare gli occhi su quel Tre Fontane dove passano circa tre decenni di storia giallorossa. La struttura nacque nel 1957, dalla matita dell’architetto Maurizio Clerici, al quale venne affidato il progetto per la costruzione di una nuova struttura, che potesse essere utilizzata in occasione dei giochi olimpici che si sarebbero svolti tra anni più tardi.
Inaugurato nel 1959, la Roma vi si trasferì proprio dopo la chiusura di Roma ’60, spostandovi le attività della prima squadra, ma anche quelle del Settore Giovanile. Un amore durato un trentennio, prima che Dino Viola desse vita al Centro Sportivo “Fulvio Bernardini”. Ora l’intenzione è quella di rispolverare la vecchia casa dove Nils Liedholm forgiò la squadra che nel maggio ’83 si laureò campione d’Italia, ma che soprattutto ha visto nascere i talenti poi regalati al calcio dei grandi, non solo con la maglia giallorossa.
Gli anni passati sulla Colombo, sono infatti quelli di Antonio Trebiciani, l’allenatore distillatore di campioni, che in carriera ha svezzato Agostino Di Bartolomei, Francesco Rocca e Bruno Conti, prima di passare la mano a Romeo Benetti, che proseguì su quella strada, crescendo i vari Giuseppe Giannini, Angelo Di Livio, Antonio Di Carlo e Stefano Desideri.
L’intenzione è quella di dare una nuova vita calcistica al Tre Fontane, dopo stagioni in cui il suo manto erboso ha ospitato mazze da hockey e palle ovali. Quello che da ottobre sarà anche il domicilio della Play Eur, amplierà la capienza della tribuna fino a 5.000 e vedrà accogliere Pellegrini e compagni per le gare interne della Uefa Youth League.
Un passo indietro, ma per guardare avanti. Per la struttura di via Costantino passano infatti i ricordi di diverse generazioni, cresciute nel rito della domenica mattina sui gradoni del Tre Fontane a sostenere la Primavera, prima di recarsi all’Olimpico. Un rito che forse non riuscirà a ripristinarsi, ma che sicuramente darà ai ragazzi di De Rossi la possibilità di familiarizzare maggiormente col pubblico che verrà a vederli. Magari strizzando l’occhio alla storia, sognando ancora di più di diventare, un giorno, come chi da quel campo ha spiccato il volo verso il calcio che conta.