Il big match dell’Olimpico, a prescindere dal verdetto sfavorevole, è solo da sfruttare. Per capire subito che cosa non va e dove intervenire. Guardando al presente, ancora da scrivere, e al futuro, da anticipare. La differenza tra il Napoli capolista, a punteggio pieno, e la Roma, 9 punti e 1 partita in meno, non è quella vista sabato sera. Anche perché il lavoro di Sarri ha già la base di due stagioni di addestramento e quello di Di Francesco appena tre mesi di insediamento. Il confronto sul gioco e quindi sull’organizzazione attualmente non esiste e bisogna essere coerenti (e corretti) ad evidenziarlo. Il paragone, se proprio deve essere fatto, non riguarda dunque ilmatch del weekend appena finito ma la programmazione dell’estate scorsa. E, di conseguenza, la rosa attualmente a disposizione dei due tecnici: quasi completa quella partenopea, ridotta al minimo quella giallorossa. Abbondanza e precarietà non fioriscono a seconda delle stagioni. Dipendono, invece, dalle strategie che, sembrerà strano, incidono più degli imprevisti. Contano, dunque, ilmercato e la preparazione che determinano, la competitività, il rendimento e, come sta accadendo proprio a Trigoria, la salute. E, all’alba della nuova avventura, non hanno certo aiutato Eusebio a dare un’identità alla squadra.
LISTA D’ATTESA – Di Francesco, a costo di risultare scomodo, è tornato su argomenti che ormai dovrebbero essere chiari alla platea. E ha elencato quali sono state le criticità affrontate in questi suoi primi 3 mesi da tecnico giallorosso: 1) i sostituti dei due titolari partiti a inizio estate, Ruediger e Salah, non li ha ancora avuti a disposizione perché Karsdorp è arrivato a Trigoria da infortunato e da operare (fin qui una volta in panchina e nessuna presenza) e Schick si è presentato a finemercato e con appena 4-5 sedute di lavoro nelle gambe (solo una presenza di 15 minuti); 2) gli allenamenti, dopo il mini ritiro a Pinzolo senza la maggior parte dei titolari, sono stati più volte spezzati dai viaggi per le tournée negli Usa e in Spagna, non consentendo la regolarità di cui hanno bisogno i giocatori prima di cominciare la stagione; 3) gli infortuni, addirittura 12° muscolari, sono stati la conseguenza del mancato lavoro in precampionato e hanno ulteriormente penalizzato la squadra, in partita e nelle esercitazioni quotidiane, sommandosi ai convalescenti di partenza, cioè a Emerson, Karsdorp e, fino a un mese fa, allo stesso Florenzi che è tornatodisponibile daunmese.
FASCIA SPEZZATA – Il 4-3-3 di Di Francesco si è visto finora solo a tratti e, quando è successo, anche grazie alla rotazione extralarge fatta per 5 gare di fila (5 cambi contro il Verona, il Benevento, l’Udinese e ilQarabag, 4contro il Milan). Ora, con la rosa dimezzata dagli infortuni, è addirittura quasi impossibile il turnover in corsa, cioè in partita, come si è visto contro il Napoli. Se il sistema di gioco è ancora in fieri, dipende soprattutto dalla fascia destra, spesso allestita con i giocatori disponibili e non con gli specialisti. Gli adattati enon i più adatti ai due ruoli in attacco e in difesa. Davanti, prima di farsi male, ha giocato spesso Defrel, preso come vice Dzeko e non come sostituto di Salah. E, quando sarà disponibile Schick, non è detto che non cambi il modulo. Lì, a parte la gara da titolare concessa al giovane Under, sono finiti Perotti ed El Shaarawy (entrambi abituati a stare sull’altra corsia), ultimamente Florenzi che, quando è servito,ha giocato da pure esterno basso. In quella posizione, da terzino destro, il titolare dovrebbe essere Karsdorp. Che, però, non è ancora pronto. Peres è quindi diventato intoccabile, anche perché Manolas (utilizzato in corsa su quel lato contro l’Atalanta) e Jesus (schierato contro l’Inter) non hanno superato l’esame.