La piccola storia di un (presunto) brutto anatroccolo, scartato dalla Fiorentina, utilizzato dall’Inter come moneta di scambio per arrivare a Nainggolan. E’ arrivato a Roma per guardare di nascosto l’effetto che faceva ed è stato utilizzato come titolare per la prima volta a Madrid in Champions – si narra – anche per dare un esempio a chi, a Trigoria, non era capace di lavorare come lui; stava per essere girato in prestito per andarsi a fare le ossa, perché a Trigoria c’era il tutto esaurito. E poi? Eccolo, Nicolò Zaniolo, anni 19, trequartista/esterno d’attacco, mezz’ala, tuttocampista. Uomo/ragazzo ormai sulla bocca e sui taccuini di tutti i direttori sportivi d’Italia e non solo: perché è giovane, guadagna poco e si può ancora prendere a cifre non stratosferiche.
CARATTERE – Nicolò è al suo primo derby e tra poco al suo primo contratto vero, milionario, quello che ti cambia la vita. Nel girone di andata aveva appena esordito in serie A (contro il Frosinone, dopo aver vissuto la prima in assoluto da titolare a Madrid contro il Real, una settimana prima), ma nel derby di tre giorni dopo per lui non v’è stato spazio nella vittoria giallorossa: all’epoca di trequartisti ce n’erano già abbastanza, non si sapeva nemmeno dove metterli. E lui, in tutto questo, non era minimamente calcolato. Prima Pastore, poi Pellegrini gli hanno rubato la scena, che si è abbondantemente preso con lo scorrere del tempo, perché le cose, quando devono venire, arrivano. Mancini lo ha chiamato, Di Francesco lo ha valorizzato e adesso Zaniolo è diventato il fenomeno di tutti, gli è bastato poco. Oggi è uno che «è meglio non parlarne» ma ne parlano tutti; uno che «deve continuare a vivere nell’ombra» e poi gioca sempre e ora sta per discutere un futuro da top. Zaniolo è giocatore da blindare, anche se nel calcio non è trattenibile nessuno, figuriamoci un giovane come lui e da un club che in questi anni ha sempre ceduto i pezzi migliori, anche procurando qualche dolore alla gente. Ci sta, ma si pensa che con Zaniolo alla fine sia diverso. Forse.
ESTERNO – Contro la Lazio, molto probabilmente, giocherà ancora da esterno alto, un ruolo che – a detta di tanti – gli si cuce poco addosso. E lui invece che fa? In quel ruolo segna due gol al Porto, in Champions League, non al torneo dei circoli. E’ un ragazzo che deve crescere ma a guardarlo da fuori sembra avere la testa giusta, matura, e basti vedere come ha gestito l’invasiva intervista alle Iene, quella che ha coinvolto la mamma (Francesca) e che ha portato la iena a chiedere scusa a lui e, appunto, alla mamma, per esser andato in quell’occasione un po’ oltre la decenza. Tutto ricomposto, insomma, col tocco del campioncino, che ha messo il muso e tirato fuori i muscoli, un po’ come fa in campo. Campione in divenire, ma campione ancora no. Il campione si vede – oltre che dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia – anche da come interpreta partite tipo il derby: lui non è romano, non è nato romanista, ma la Roma oggi la sente dentro. Ci si aspetta da lui una serenità da derby che non è proprio dei nati nella capitale con la maglia giallorossa addosso. Totti ci ha messo un po’ ad alleggerire le tensioni (oggi è talmente rilassato che, dialogando su Instagram con Dzeko, ha sbagliato il giorno della partita), De Rossi forse non ce l’ha mai fatta e un po’ i derby li soffre ancora, e parliamo di due simboli della Roma, di ieri e di oggi. Zaniolo si candida a quello di domani. Se mai Nicolò dovesse viverlo alla Delvecchio sarebbe tanto: Marco, milanese e romanista della seconda ora, di derby ne ha decisi tanti, sentendoli senza sentirli. Nicolò Zaniolo è di Massa. Ecco.