Il mal d’Europa, che ha colpito la Juventus a Ferrara, non contagia la Roma. I 3 punti conquistati a Crotone permettono ai giallorossi di mantenere il 3° posto e dare continuità al momento positivo: la pausa arriva dopo 4 vittorie consecutive (Napoli, Torino, Shakhtar e Crotone). Il 2-0 (17° clean sheet in 38 partite) è la conferma di una squadra da esportazione (31 punti in trasferta e 28 in casa) e permette, attraverso il turnover, il recupero di energie dopo l’impresa di Champions.
Di Francesco ha fatto 6 cambi rispetto a martedì: Bruno Peres per Florenzi (entrato nel finale come attaccante esterno), Juan Jesus per Manolas, Gonalons per De Rossi (squalificato), Pellegrini per Strootman, Gerson per Cengiz e El Shaarawy per Perotti (infortunato). Non tutti hanno funzionato, ma la squadra li ha assorbiti per la scarsa qualità dell’attacco del Crotone e perché Alisson non prenderebbe gol nemmeno dentro una porta da rugby. Tutto sotto controllo, insomma, tranne il caso Schick. Il ceco ha fatto altri 90 minuti in panchina e ormai è la settima/ottava scelta per l’attacco, dietro a Dzeko, Perotti, Cengiz, El Shaarawy, Gerson e Florenzi.
Gli resta il ballottaggio con Defrel per il premio Calimero. È solo un dettaglio? Può darsi. Ma sono particolari interessanti che la domanda venga fatta a Di Francesco proprio dalla tv ufficiale del club e che l’allenatore risponda senza freni: «Schick? Devo pensare ad allenare tutta la Roma e non i singoli. L’ho fatto scaldare ma ho reputato giusto fare altri cambi. Avevo bisogno di giocatori per le ripartenze. Non è che se faccio il turnover lo posso mettere centrale difensivo, lui è un attaccante. Schick non arriva dal Real Madrid o dalla Juventus, ma dalla Sampdoria. Sta lavorando per rendersi un giocatore importante».
A giugno si vedrà. A maggio si vedrà invece dove sarà il Crotone. I calabresi hanno avuto parecchie occasioni per rientrare nella partita, ma le hanno sprecate tutte, per la disperazione di Walter Zenga: «Abbiamo creato, ma non siamo riusciti a segnare. Dobbiamo aumentare la cattiveria, perché se non concretizzi contro le grandi squadre alla lunga paghi». La strada per la salvezza resta tortuosa, ma percorribile. Lo stadio ha accolto il gol del 3-2 del Milan, contro il Chievo, come se l’avesse segnato il Crotone. In coda si vive così.