Il tempo non ritorna, Mohamed Salah neppure. C’è bisogno di nuovi passaggi. Gli hanno portato Aleksandar Kolarov. Se lo ricorda dottor Dzeko, o preferisce essere chiamato mister Edin? «E come non lo ricordo, tanti anni insieme al Manchester City, tanti assist che ho ricevuto da lui. Sa come mi muovo, sapeva trovarmi in Inghilterra e saprà farlo anche qui con la Roma». Perché saprà, poi? Lo ha già fatto. Era quasi notte in Italia domenica quando Dzeko ha tagliato, Kolarov l’ha adocchiato, il pallone è andato subito in mezzo, il centravanti ha colpito, il portiere ha bucato. Un gol come tanti in una partita sempre diversa da ogni altra. «Ma non tanto perché davanti c’era la Juventus. Soprattutto perché noi vogliamo imparare a vincere e bisogna abituarsi sin da adesso. Molto meglio affrontare squadre come il Paris Saint-Germain, il Tottenham la Juve, anche se è precampionato, anche se il terreno non è proprio il più bello del mondo, anche se la velocità del gioco è ancora bassa e non si può capire ora quanto valiamo noi e quanto valga la Juve. Ma queste sono le gare che dovremo affrontare in Champions League e vanno giocate così, con tanta voglia. Siamo andati bene, procediamo su questa strada e saremo a tutta per le prossime competizioni».
VITA DURA – Alla fine i novanta minuti con la Juve si sono chiusi in pareggio, ai rigori hano vinto i bianconeri, il ragazzo Tumminello ha obliterato il Tottenham e ha omaggiato i giocatori di Allegri. Cose che succedono ai vivi soprattutto se sono calciatori. La Roma ne è uscita bene effettivamente, come dice Dzeko, e ne è uscito ancora meglio Dzeko stesso che finora non aveva segnato in questa International Champions Cup fatta di lunghi viaggi ed eroici sudori. Nessuno se ne stava preoccupando particolarmente, a dirla tutta. Ma un centravanti che non segna diventa pleonastico, è la gioiosa maledizione del ruolo. Dzeko ha segnato poco nel primo anno di Roma e a volontà nel secondo. «La dura vita dell’attaccante. Devi segnare oppure sentirti nel centro del mirino. Ci sono abituato, non è certo questo a spaventarmi».
DIFFERENZE – In realtà non ci sono molte cose che lo spaventino in assoluto. Gli facevano venire i crampi allo stomaco le difese italiane, ben schierate e cattive, ma anche a quello ha fatto l’abitudine. Nella stagione passata hanno provato a fermarlo esattamente come riusciva benissimo l’anno prima, ma con molto minore successo. «Ci siamo preparati bene, a parte le gare impegnative. Abbiamo corso parecchio. Penso che siamo pronti per i prossimi impegni», dice. Lui si è preparato bene anche a fare a meno degli assist di Salah, che sono stati otto nell’ultima stagione. Quelli di Kolarov sono un buon inizio. Quelli di Riyad Mahrez, sette nel 2016-17 e dieci nel 2015-16, l’annata dello scudetto del Leicester, sarebbero un buon surrogato. Anche se l’algerino, ammesso che arrivi, è uno che si preoccupa essenzialmente di passarsi la palla da solo o farsela passare, nasconderla e segnare in proprio. Niente di drammatico. Dzeko non è mai stato un egocentravanti.