La pazienza è finita. All’improvviso. Proprio come la carriera di De Rossi in giallorosso. Così i tifosi della Roma alzano la voce. E, visto che oltreoceano proprio non c’è alcuna voglia di ascoltarli, mettono anche per iscritto la loro rabbia, sfogandosi già dalla notte di martedì, cioé dalla fine della giornata in cui la proprietà Usa ha ammainato la Bandiera e scaricato il loro Danielino. Sono quasi 150 i ragazzi che, subito dopo pranzo, si presentano sul piazzale Dino Viola. Fumogeni e cori. Ce l’hanno, anche perché la conferenza stampa verità di martedì è stata inequivocabile, con Pallotta e Baldini.
Alzano lo striscione, avanzando verso il cancello del centro sportivo Fulvio Bernardini. Il testo è esplicito: “AS Azienda, oggi chiariamo questa faccenda!”. Si fermano e ne tirano fuori un altro: “Noi l’A.S.Roma, voi azienda…funebre”. Nell’ultimo c’è la loro richiesta: “Fatelo firmà”. Pretendono il rinnovo del capitano. In più vogliono parlare con la dirigenza. In cambio ottengono solo l’appuntamento con il vicepresidente esecutivo Baldissoni all’Eur, negli uffici della sede di via Tolstoj. «Solo uno, però, sarà ricevuto». Dicono di no e ricominciano a urlare.
COLLOQUIO SCIVOLOSO – A Trigoria arrivano anche le forze dell’ordine per monitorare la situazione. I tifosi, però, insistono. Vengono accontentati. Ecco che, sotto la pioggia, si avvicinano al cancello Massara, Ranieri e De Rossi. Vanno benissimo a chi ormai sta da più di mezz’ora sotto l’acqua e al freddo. Ma il trio ha la scadenza in bella mostra e simboleggia la Roma sparita di questi giorni. Il ds lascerà a fine stagione il posto al collega Petrachi, l’allenatore guiderà la squadra solo per altre due partite e il capitano giocherà per l’ultima volta in giallorosso il 26 maggio.
Gli interlocutori, dunque, sono tre ex. Che cercano, comunque, di tranquillizzare i ragazzi. Il dialogo farà lievitare il malumore. Anche se nel mirino c’è il presidente e chi lo spalleggia da Londra, sotto accusa finisce Massara. A lui chiedono spiegazioni sul mancato rinnovo di Daniele. La risposta è automatica: decisione della società. Non basta, però, a chi è davanti a lui. Altre urla, chiedendo la verità sul triste epilogo di lunedì. Interviene Ranieri, in difesa del ds: «Siamo tutti sulla stessa barca». Che, però, affonda. Il tecnico, comunque, chiarisce che i responsabili non sono qui, ma in Inghilterra e in America. E, nel racconto dettagliato dei tifosi, i colpevoli diventano «Testa grigia» e «il fenomeno che sta Boston».
Rispettivamente, dunque, Baldini e Pallotta. «Devi restare» chiedono all’allenatore. Che scuote la testa: «Dove? Con chi?» «Con De Rossi», la replica dei contestatori. Daniele frena. «Anche se mi richiamassero adesso non accetterei». Domanda d’obbligo sul ruolo di Totti. Silenzio totale. E significativo. Come lo striscione piazzato sotto la sede dell’Eur: ”Figli di Roma, capitani e bandiere, ecco il rispetto e l’amore che questa società non potrà mai avere”. Altri e pesanti per le strade della capitale, tappezzate da manifesti contro il presidente. Chiuso il profilo Facebook del ristorante Nebo, gestito a Boston dalle sorelle di Pallotta: sold out di insulti.
VIA DI FUGA – La firma Roma per lo striscione affettuoso sistemato sotto casa del capitano: “DDR nostro vanto”, la scritta che si legge prima di attraversare Ponte Vittorio Emanuele II. Martedì le parole di De Rossi non hanno risvegliato solo la piazza fin qui anestetizzata dalla promesse della proprietà Usa. Hanno soprattutto spiazzato lo spogliatoio giallorosso. Dzeko è in partenza, Manolas pure. Ma ora anche El Shaarawy non sa più se accettare la proposta per il rinnovo. Kolarov potrebbe chiedere di andar via. E i giovani, da Pellegrini a Zaniolo si guardano attorno. Il gruppo si fida di Daniele. Non di altri, a prescindere se vivono qui o all’estero.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani