Alle ore 18.30, Gian Piero Gasperini e Mario Hermoso, risponderanno alle domande dei giornalisti nella conferenza pre gara di Celtic-Roma, valida per la sesta giornata della fase campionato di Europa League, in programma domani 11 dicembre alle ore 21.00:

GASPERINI La condizione fisica di Dybala e degli altri giocatori è ancora un tema? “Paulo è recuperato completamente. Non c’è tutta questa cosa. Un giocatore, quando è guarito, ricomincia a giocare. Dybala ha avuto un contrattempo, un’influenza, poi quando si supera rientra. Adesso sono tanti mesi che si allena, quindi che sia un problema può essere un problema momentaneo, ma dopo tutti i giocatori sono in grado di giocare 90 minuti”.
Nelle ultime partite avete tirato meno in porta e gli uomini offensivi hanno saltato meno l’uomo: è una casualità o un segnale che la preoccupa? Ha chiesto alla squadra di essere più spregiudicata negli ultimi metri? “Sì, non siamo mai stati molto prolifici tutto l’anno, quindi probabilmente è anche una nostra difficoltà strutturale. Però c’è da dire che a sprazzi abbiamo fatto anche degli ottimi periodi. In queste ultime due partite, sicuramente con il Napoli era più difficile; a Cagliari c’erano condizioni non facili. Però, indubbiamente, siamo stati meno capaci di produrre situazioni pericolose. Questo non è mai un problema di un singolo reparto: probabilmente tutta la squadra deve ritornare a una migliore espressione di gioco che ci porti a conclusioni più pericolose”.
Da fuori la squadra è sembrata un po’ stanca nelle ultime gare: è una sensazione corretta o solo un’impressione? “Se intende stanchezza fisica, no, anche per i parametri che abbiamo. Però sicuramente l’espressione delle partite è stata meno efficace rispetto ad altre volte. Faccio fatica a capire quale tipo di stanchezza si possa avere giocando dopo quattro giorni, perché il recupero è possibile. Poi può esserci una stanchezza diversa, anche nervosa, dovuta ad altre situazioni. Sotto l’aspetto fisico-atletico, però, è una squadra che corre fino alla fine”.
A Ferguson sembra mancare ancora una scintilla per entrare nei meccanismi della squadra e trovare continuità. Ha segnato contro la Cremonese, ma poi è apparso ancora un po’ fuori fase. Qual è la sua idea sul giocatore? Pensa che da qui a gennaio possa migliorare? Intende dargli più spazio in Europa? “Non ci sono antipatie o simpatie con i giocatori, ci sono le prestazioni. Ferguson ha avuto tante possibilità: se andiamo a vedere, a parte quando è stato chiaramente infortunato, ha praticamente sempre avuto l’opportunità di entrare in campo. Lo vogliamo aspettare? Certo che lo vogliamo aspettare. È un ragazzo giovane e ci si può attendere che abbia prestazioni migliori di quelle fornite finora, non tanto sul piano tecnico. L’esempio è Hermoso: un giocatore conosciuto, ma con il quale non avevo mai avuto un rapporto diretto, né con lui né con Ferguson. Però le caratteristiche di Hermoso gli hanno permesso di diventare una colonna portante della squadra, non solo sul piano tecnico o delle prestazioni, ma anche nello spogliatoio, nel modo di stare in campo contro gli avversari, in ciò che esprime durante la partita. Mi auguro fortemente che possa accadere lo stesso anche per Ferguson: è giovanissimo, è stato fermo un anno e quello che magari finora non è riuscito a tirare fuori, forse potrà farlo da qui in avanti”.
Che idea si è fatto del Celtic? “Il Celtic è un’ottima squadra. Ho visto anche l’ultima partita che hanno giocato, ed è stata una grande gara nonostante il risultato negativo. Non è mai facile giocare in trasferta, soprattutto in uno stadio meraviglioso come il loro, che trasuda tradizione e storia. Penso che domani sarà una bella partita, me lo auguro, fra due squadre che vorranno ottenere punti che, a pochi giorni dalla conclusione, cominciano davvero a pesare”.
Negli ultimi tempi ci sono stati diversi esperimenti nel ruolo di riferimento centrale dell’attacco, anche a causa degli infortuni. A che punto siete nel definire la soluzione finale per quel ruolo? “Abbiamo dovuto fare i conti con le defezioni di Dovbyk, che è fuori da molto tempo, e di Ferguson. Alla fine hanno giocato Ferguson, Dybala, Baldanzi, spesso anche per necessità. Quello che ha fatto spesso bene è stato Baldanzi. Anche gli altri, in modo un po’ alterno. Ma, come ho detto prima, non è un problema solo del singolo ruolo. Se ultimamente abbiamo realizzato poco, va generalizzato a tutti: possiamo sicuramente fare di più. Siamo rimasti un po’ all’assist di Mancini per Çelik, che è stato forse il momento più alto, e dobbiamo ripartire anche da quello”.
Da quando Wilfried Nancy è arrivato al Celtic, la squadra ha iniziato a utilizzare la difesa a tre. Lei che ha adottato spesso questo sistema ed è considerato uno dei tecnici che lo hanno riportato in voga in Europa: quali sono i vantaggi della difesa a tre nella costruzione del gioco? E cosa ha pensato dell’utilizzo che ne ha fatto il Celtic nell’ultima partita? “Per la prima volta, con il nuovo allenatore, il Celtic ha giocato con la difesa a tre. Sono stati sicuramente bravi: i gol subiti sono stati un po’ casuali, uno su calcio d’angolo, ma l’interpretazione della partita è stata molto buona. Dimostra che, dopo tanti anni, hanno acquisito rapidamente i principi del sistema. Alla fine sono i dettagli a fare la differenza, non tanto il modulo in sé. È vero che ora la difesa a tre è molto popolare in Europa; qualche anno fa sembrava una novità legata soprattutto all’Atalanta. Non so come giocherà il Celtic domani, se adotteranno un altro modulo o se riproporranno quello utilizzato domenica. A me la squadra è piaciuta perché ha giocato un calcio molto offensivo, molto aperto. Il risultato non è stato positivo, ma mi hanno fatto davvero un’ottima impressione”.
Ci sono novità sulle convocazioni per la Coppa d’Africa? Ndicka partirà già da lunedì? “No, non abbiamo certezze oggi. Speriamo di averle domani, perché ormai lunedì è molto vicino. La società e la federazione stanno parlando. In linea di massima posso dire che giocherà Çelik, anche perché lunedì sarà squalificato col Como. Vorrei dare spazio a Pisilli, poi per il resto dobbiamo essere molto attenti perché domani è una partita vera di Europa. Per quanto riguarda El Aynaoui, devo vedere se ha superato bene il problema al ginocchio che si sta trascinando da qualche giorno, perché qualche fastidio ce l’ha sempre. Ndicka può giocare ogni giorno: giocare ogni quattro giorni, per lui, è relativo”.

HERMOSO Cosa è accaduto in campo a Cagliari e se avevi avuto modo in privato di parlare con Folorunsho? “Non ho avuto nessun contatto con il calciatore, è un tema delicato, non credo che aspetti a me commentare queste parole, quello che è successo in campo, anche perché si commentano da sé. Direi piuttosto che aspetta alla Lega decidere e stabilire fino a che punto determinati atteggiamenti e commenti o parole sono accettabili”.
Ti sei mai sentito, in estate, fuori da questo progetto? “Quando sono arrivato qui a Roma, sono arrivato in un momento difficile per il club. Ci sono stati diversi cambi di allenatori, perché ho vissuto dei mesi complicati sia a livello sportivo che personale. Nel mercato di gennaio ho avuto l’occasione di andare a giocare al Leverkusen e quindi ho ritrovato quelle sensazioni di cui un calciatore ha bisogno. Mi sono sentito importante e fino all’infortunio, diciamo, tutto è andato per il meglio. In vista della nuova stagione, era chiaro che, alla luce dei precedenti negativi avuti nella prima parentesi alla Roma, era difficile per me poter pensare di continuare. Mi sembrava anche che il club stesse cercando dei profili diversi e più interessanti per il progetto che avevano intrapreso, ma quando è iniziata la nuova stagione, grazie al mister, grazie a un colloquio che abbiamo avuto già dal primo giorno, in cui io avevo chiesto di avere l’opportunità di fare un precampionato normale, una preparazione, cosa che non avevo potuto fare nella stagione precedente. Il mister mi ha dato questa opportunità, mi ha detto che mi avrebbe giudicato sulla base del lavoro fatto quotidianamente in campo. Gli sono molto grato, mi ha fatto sentire di nuovo quel piacere di allenarmi, di giocare, di affrontare le sfide senza paura. In questo senso, sento che siamo due persone simili, persone che vanno dritte per la loro strada, senza paura, senza timore. Alla luce di tutto questo, spero di poter continuare questo rapporto, questa collaborazione ancora a lungo, e mi pare che anche i risultati si stiano vedendo a livello mio personale e di squadra”.
Mario, una cosa che ci aveva un po’ stupito l’anno scorso, ricordando il giocatore che eri stato all’Atletico Madrid con Simeone, con la tua combattività e il tuo modo di stare in campo – era il fatto che sembravi un calciatore un po’ diverso. Quest’anno, invece, vedendoti nella Roma, abbiamo ritrovato molte di quelle caratteristiche. Al di là delle differenze tra gli allenatori, perché è evidente che Simeone e Gasperini hanno idee molto diverse, voglio chiederti se tu stesso hai ritrovato qualche punto di contatto tra i due nel modo in cui ti fanno giocare e che ti sta permettendo di esprimerti così bene adesso… “Come è stato detto pochi minuti fa, il mister è stato uno dei pionieri, uno dei primi a introdurre la difesa a tre, questo modo non soltanto di difendere, ma anche di impostare l’uscita di palla, questo modo di creare superiorità, partire da dietro, tagliare fuori l’attaccante avversario, creare lo spazio per i centrocampisti, per gli attaccanti, i continui inserimenti. È un tipo di calcio che a me piace molto, al quale mi adatto bene, sia con che senza la palla. È vero, come ho detto prima, a livello personale e a livello fisico, quando sono arrivato la prima volta non era per me un buon momento, soprattutto dopo tanti anni trascorsi all’Atlético Madrid. Poi, le affinità con Simeone probabilmente questa grande capacità, che fa la differenza a livello di allenatori, è il saper trasmettere qualcosa alla squadra: dentro il campo, dentro lo spogliatoio, a delle rose composte da 23-25 calciatori con culture diverse, lingue diverse, un modo diverso di intendere il calcio. È un’operazione estremamente complessa far sì che, indipendentemente dal giocatore che scende in campo e da qual è il suo ruolo, si vada tutti nella stessa direzione”.
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FONTE: Redazione Tuttoasroma – R. Molinari – Traduzione simultanea Turbo Scribe











