Da Napoli al Napoli per un totale di appena 430 minuti. Nemmeno 5 partite in un girone. È questo il desolante resoconto delle presenze di De Rossi dal 28 ottobre, giorno nel quale si fermò per un problema di lesione cartilaginea al San Paolo. Non il massimo per un 35enne, reduce da mille battaglie e oltre 58mila minuti nelle gambe in carriera per un totale di 752 gare, nazionali minori incluse. Tre mesi di stop per poi rientrare e farsi nuovamente male nella sciagurata serata di Oporto (6 marzo). Stavolta il problema è muscolare, al polpaccio, molto di moda a Trigoria. A tal proposito, ieri esami per El Shaarawy: lesione di primo grado al gemello mediale del polpaccio sinistro. Almeno 20 giorni di stop. Più o meno il periodo che De Rossi è fermo. Entro sabato potrebbe però tornare a lavorare in gruppo. Tardi per averlo a disposizione con il Napoli ma in tempo per iniziare a rivederlo, part-time, tra Fiorentina e Sampdoria. Anche perché Ranieri ha le idee chiarissime: quando staranno bene, nel suo 4-4-2, la coppia dei due centrali di centrocampo sarà formata da lui e Pellegrini.
FUTURO DA SCRIVERE – «Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi», amava raccontare il drammaturgo tedesco Brecht. Una massima che non va di moda a Trigoria. Perché la Roma ha bisogno del suo eroe calcistico, del suo capitano, anche a mezzo servizio. Daniele ne è consapevole ma non può accelerare il rientro. Una ricaduta equivarrebbe infatti a chiudere in anticipo la stagione nella quale «ho rischiato di smettere – ha raccontato qualche tempo fa – questo è stato l’infortunio più grave della mia carriera». Che ora è a un bivio: continuare o lasciare. Una margherita che De Rossi non vorrebbe sfogliare. Il centrocampista ha deciso di rimandare ogni discorso a maggio quando avrà un quadro più chiaro delle sue condizioni fisiche. E chissà che il possibile ritorno di Paolo Bertelli, ora al Chelsea (al netto di quello che accadrà con Sarri), non possa essere la molla che lo convinca a continuare. La Roma, attraverso la mediazione di Totti, sta provando a convincere il preparatore fiorentino, offrendogli un incarico di supervisore atletico dalla prima squadra alle giovanili.
BURDISSO A TRIGORIA – Il presente, però, si chiama Napoli. Bisogna vincere per restare in zona Champions. Quella Champions che nell’intervallo del match di ritorno al Do Dragao gli fece azzardare una battuta ai compagni: «Aho, fatela giocare un’altra partita in Champions a sto’ vecchietto». Appello caduto nel vuoto. Ma questo non vuol dire che Daniele non possa ambire a giocare quella della prossima stagione. Quattro punti separano la Roma dal Milan che diventano 5 considerando gli scontri diretti. Non facile. Ma Ranieri e De Rossi sono specializzati nelle cose difficili. Il tecnico lo attende. Lo conosce, lo ha allenato, sa cosa può dare a livello di qualità, personalità e carisma. Caratteristiche che aveva anche Burdisso, ora ds del Boca Juniors, presente ieri a Trigoria, per la seconda volta in 10 giorni. Un saluto proprio a Daniele, suo vecchio compagno di squadra, ma soprattutto un incontro con il ds Massara per discutere di futuri accordi sui ragazzi del settore giovanile del Boca. E per parlare di Perotti, obiettivo numero 1 degli Xeinezes.