L’ennesimo momento in cui bisogna compattarsi, fare quadrato, reagire. In questa balorda stagione di cadute e guarigioni solo apparenti la Roma si ritrova spalle al muro: domani contro il Milan si gioca una sorta di spareggio per il quarto posto che porta in Champions ma in ballo c’è di nuovo la tenuta mentale di tutto il mondo giallorosso. Tocca ancora agli uomini più che ai giocatori, quelli in-vocati a più riprese da Di Francesco dopo i vari tonfi fragorosi, e allora l’uomo per antonomasia dell’attuale spogliatoio non può mancare: Daniele De Rossi ha risposto presente e contro i rossoneri tornerà titolare a 98 giorni dall’ultima volta, quando a Napoli il 28 ottobre scorso chiese il cambio prima dell’intervallo. Il capitano si allena dalla settimana passata in gruppo, ha fatto le prove a Firenze, finendo per partecipare a un’altra debacle epocale della Roma (è l’unico che i tre ko per 7-1 se li è dovuti sorbire tutti in campo…), ma almeno ha avuto la conferma che finalmente i dolori al ginocchio sembrano scomparsi.
Lo stop più lungo della carriera è servito a curare la cartilagine lesionata, a rinforzare i muscoli a sostegno e poi, mano mano, a ritrovare una condizione accettabile. Logico che De Rossi sia lontano dal 100%, non ha i novanta minuti nelle gambe ma se oggi non ci saranno problemi durante la rifinitura sarà lui ad affiancare Lorenzo Pellegrini nella coppia obbligata in mediana. Nzonzi e Cristante sono squalificati, Coric non dà garanzie e quindi Di Francesco non ha altre soluzioni a disposizione per allestire il centrocampo, con Zaniolo di nuovo trequartista e il probabile avanzamento di Florenzi come esterno d’attacco. Sull’altro lato El Shaarawy, al centro Dzeko mentre Under e Perotti non recuperano. L’unico ballottaggio è tra Karsdorp e Santon (favorito) in difesa, difficile pensare a una difesa a tre dove dovrebbe giocare l’«inaffidabile» Marcano. Intanto ieri il terzo portiere Fuzato è stato inserito nella lista Uefa aggiornata al posto del baby Celar. Domani Di Francesco chiederà a De Rossi di guidare un gruppo in perenne bilico mentale, la sua assenza ha acuito i problemi di personalità e gestione delle partite.
Una Roma incapace di difendere un vantaggio di tre gol a Bergamo e di opporre qualsiasi resistenza alla raffica di gol viola in Coppa Italia. Un obiettivo se n’è andato, quello primario (la qualificazione alla prossima Champions) passa anche per la sfida al Milan, con la prospettiva poi di ottenere punti contro Chievo, Bologna e Frosinone prima del nuovo scontro diretto nel derby. In mezzo ci sarà anche l’andata degli ottavi col Porto, gli esami da dentro o fuori continuano e Monchi ha deciso di affidarsi ancora all’allenatore abruzzese, nonostante tanti segnali direbbero che è il caso di cambiare manico. Ieri il direttore sportivo ha ribadito, di fronte al gruppo, la fiducia a Di Francesco: lo spagnolo è entrato nello spogliatoio per parlare ai giocatori riuniti, un discorso motivazionale dai toni piuttosto pacati e che puntava più alla condivisione dei concetti. D’altronde la linea dura l’aveva scartata già nel post-partita di Firenze, inutile ordinare il terzo ritiro stagionale secondo Monchi, che ha fatto il calciatore e sa quanto siano labili gli equilibri nel gruppo dopo crolli del genere. Il nervosismo sfociato nella lita Dzeko-Cristante e il totale scollamento tra i calciatori in campo sono stati i problemi più inquietanti, da cancellare almeno con una prestazione convincente. La corsa al quarto posto sarà ancora lunga, con un De Rossi in più.