Nove punti in tre partite, 10 gol fatti e uno subito, il tutto ruotando l’intera rosa e facendo sentire ogni elemento del gruppo importante. Col Verona era toccato a Under e Pellegrini prendere gli applausi, a Benevento è stato il turno di Dzeko, ieri di El Shaarawy e Manolas. Di Francesco potrebbe iniziare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe ma, al netto della giovane età, è troppo navigato e scaltro per non sapere che al primo pareggio, imugugni torneranno. E allora, tanto vale continuare a vincere e sottolineare quello che va migliorato: «C’è sempre scetticismo quando si arriva da fuori e non capisco a volte da cosa derivi. Il lavoro è importante, chi non vede gli allenamenti capisce meno quello che uno propone. Ho affrontato le difficoltà con serenità ed ho un po’ d’esperienza e credo in quello che propongo. Quando i ragazzi vedono di avere dei vantaggi, come in fase di non possesso nel rimanere corti, lo accettano e tutto diventa tutto più facile. Il giocatore diventa disponibile quando crede in qualcosa che gli fai vedere. Non bisogna però fermarsi. Stiamo migliorando sia in fase difensiva che in quella offensiva ma una grande squadra il gol del 3-1 non lo prende. Mi fa arrabbiare perché lo abbiamo subito in una situazione di palla leggibilissima». Sembra un mero dettaglio ma non lo è. Proprio dai particolari, ricordava Leonardo, «nasce la perfezione e la perfezione non è un dettaglio».
CALCIO VERTICALE La Roma ancora non è perfetta. Di Francesco lo sa e non lo nasconde. Potrebbe sventolare l’alibi di non avere a disposizione i due pezzi da 90 (Karsdorp e Schick) del mercato ma non lo fa. Va avanti per la sua strada, consapevole che aspettando l’attaccante ceco, ha in El Shaarawy l’esterno con almeno una quindicina di gol nelle gambe cercato da Monchi (anche se per la fascia opposta) durante l’estate: «È uno dei titolari. E’ arrivato che aveva un problemino e non si è allenato per tanto tempo, ora sta trovando un’ottima condizione. Nel4-3-3 è uno dei più bravi nell’attaccare la profondità e nel mio modo di giocare è un attaccante ideale. Siamo comunque in crescita, la Roma è nata per vincere». Sarà più semplice farlo quando alcuni elementi torneranno al 100 per cento della condizione.
Tra questi, Florenzi e Strootman: «Alessandro ha grandi mezzi, deve lavorare nell’uno contro uno difensivo, dove a volte tende a portarsi l’uomo un pochino più dentro l’area e non affrontarlo. Kevin invece lo vedo in crescita. Si sta sforzando tantissimo nelle cose che gli sto chiedendo, magari era abituato a fare altro. Spesso si abbassa a prendere la palla ed è quello che non voglio. Non è ancora al top ma è un giocatore top». Poi, in poche parole, l’Eusebio pensiero: «Adesso mi diverto anche io a vedere la squadra giocare, prima c’era voglia di tenere la palla statica in 20-25 metri quadrati e poi arrivavano gli altri che ci mangiavano. Adesso invece c’è il desiderio di muoverla, e poi arrivare in ampiezza in verticale e la differenza si vede. Quando si parla che voglio un calcio verticale,nonsignifica andare dall’altra parte con 40 metri di cambio gioco, ma muoverla come fatto con l’Udinese».
NAINGGOLAN DIXIT Tra i protagonisti, Nainggolan, autore ieri del secondo assist stagionale a Dzeko: «Vittoria che fa morale. Siamo stati criticati troppo presto. Stiamo lavorando bene, il gioco migliora. Dateci ancora tempo e vedrete che ci divertiremo anche quest’anno». La lotta per un posto in Champions sembra più dura rispetto alle passate stagioni: «Ci giochiamo con il Milan il quarto posto? È presto, datemi retta. Èancora lunga. Siamo tutti più equilibrati, il mercato ha rafforzato tante squadre, non è più solo un testa a testa. Sarà una bella lotta. In questo momento non bisogna pensare ma lavorare, cercare di vincere ogni partita. Alla lunga si vedrà dove arriveremo ». Anche se già questa settimana, dopo la doppia trasferta a Baku in Champions e contro il Milan in campionato, si capirà qualcosa in più.