Cercasi gol. Anche diversi da quelli di Dzeko, fermo ormai da 7 gare in campionato e alla doppietta in Champions allo Stamford Bridge del 18 ottobre. Di Francesco non ama sentirlo ripetere ma che la Roma appaia leggermente frenata, quando Edin non segna, è una sensazione già percepita all’inizio dell’anno. Poi c’erano state le 7 reti contro il Chelsea all’Olimpico e con la Fiorentina a confutare una tesi che dando un’occhiata al primo spicchio di stagione giallorosso, si ripropone con troppa frequenza per considerarla un caso. Perché tolte quelle due partite e il derby (dove l’1-0 arriva comunque su rigore), quando il bosniaco non segna la Roma fatica ad andare in gol su azione. Sinora Dzeko ha tagliato il traguardo delle 10 reti, suddividendole in 7 gare. Nelle restanti 10 partite in cui non ha segnato (3 in Champions e 7 in campionato), la Roma per ben 7 volte non ha mai colpito su azione. Tre volte è rimasta a secco (andata e ritorno con l’Atletico Madrid e con il Napoli) e quattro lo ha fatto sempre e solo su calcio piazzato (due punizioni di Kolarov a Bergamo e Torino, su rigore con Perotti contro il Crotone e il tiro al volo di El Shaarawy arrivato dalla parabola disegnata da Pellegrini sugli sviluppi di un calcio d’angolo).
LA CARICA – Aspettando Schick, servono quindi altri gol. Se la logica del turnover potrebbe prevedere a Genova un turno di riposo per Perotti, l’importanza della gara – sommata alla voglia dell’argentino che torna da ex, insieme ad El Shaarawy, in una piazza che lo ha amato – sta facendo seriamente riflettere Eusebio. A Madrid, troppe cose non gli sono piaciute. E giustamente nel post-gara non ha voluto concedere alibi a nessuno. Partendo dalla squadra e arrivando al singolo. Dal pupillo Pellegrini («Ha sbagliato troppi passaggi») passando proprio per Perotti («Non è stato brillante come in altre occasioni») e arrivando a Dzeko («Ok, gli manca il gol ma non è vero che non è stato aiutato. Tocca anche a lui andarsi a cercare le occasioni»). Da fine psicologo, dopo il bastone Eusebio ha pronta la carota, volendo far leva sulla voglia di rivalsa dei suoi ragazzi. Dzeko domani giocherà, Perotti ha buone chance. A loro si aggregherà El Shaarawy per quello che la piazza considera ormai il tridente titolare ma che il tecnico abruzzese ha schierato dal via soltanto in tre occasioni (Udinese, Lazio e Chelsea all’Olimpico). Il turnover quindi, almeno in attacco, riguarderà soltanto l’avvicendamento Gerson-El Shaarawy, facendo slittare di una settimana una rotazione più massiccia quando l’impegno casalingo contro la Spal, precederà il secondo e ultimo match-point contro il Qarabag per approdare agli ottavi di Champions. Tra l’altro quando i tre attaccanti vedono il Genoa si accendono. El Shaarawy ha già segnato ai rossoblù in un paio di occasioni, Dzeko e Perotti in una soltanto. Ma indelebile: il 28 maggio scorso. Il bosniaco pareggiando il gol iniziale di Pellegri, l’argentino timbrando il 3-2 che ha regalato alla Roma l’accesso diretto alla Champions. Una rete passata paradossalmente in secondo piano a fronte della commozione per il ritiro di Totti e per la quale Diego si scusò nei giorni seguenti per l’eccessiva esultanza con il pubblico genoano. Se domani segnerà, ha già fatto sapere che stavolta non esulterà. Nel caso, Di Francesco se ne farà una ragione.