Zero gol e un solo assist fino alla sfida col Crotone. Assist contro il Benevento, palla a Dzeko; poi il rigore sbagliato contro l’Udinese e il taglio sulla caviglia che gli ha spezzato l’attimo magico. Diego Perotti è l’eroe del 28 maggio, Totti a parte naturalmente, quello che ha portato la Roma in Champions League, con un gol, non su rigore, ma di interno destro al volo, sotto la Sud. Un urlo di gioia che ha superato il “dolore” di aver segnato al suo Genoa. Diego è un “difranceschiano” della prima ora. Lui si è presentato prima di tutti in ritiro, ha seguito l’allenatore e si è ritagliato il posto da titolare, al netto delle rotazioni necessarie che ha ordinato fin ora DiFra e al netto anche di quelle noie muscolari di inizio stagione che lo hanno messo all’angolo per qualche partita. Perotti è tornato al gol, su rigore, come se fosse capace di segnare solo dal dischetto. Ha preso pali, ha sempre giocato bene, difficilmente ha sbagliato partita. Eppure di gol ne fa pochi, questo si sostiene e questo dicono i numeri. Cecchino dal dischetto sì, anche se la rete più importante della scorsa annata – come detto – l’ha fatta su azione. Ma i rigori li batte bene, anche se con l’Udinese lo ha sbagliato e un po’ col Crotone le gambe tremavano. Corsa lenta e tocchetto a spiazzare il portiere, ma stavolta ha cambiato sistema, perché Cordaz non aveva alcuna intenzione di concedere il fianco ed è rimasto in piedi fino all’ultimo.
IL TRUCCO – «Non si possono tirare i rigori sempre allo stesso modo. Questa rete è servita per vincere e a me per sbloccarmi», le parole dell’argentino a Mediaset e Sky. «Dopo quello che avevo sbagliato non potevo fallire anche questo. La partita? Vittoria importante, in passato questo genere di gare le avremmo pareggiate o perse. Sono tre punti fondamentali. Vincere è la cosa più bella che c’è nel calcio e nello sport: non è semplice, le altre ci conoscono e noi siamo un po’ stanchi e le partite con Chelsea e a Torino si sono fatte sentire. Dobbiamo essere corti, stretti e lottare l’uno per l’altro: per ora lo abbiamo fatto bene. Alla fine abbiamo sofferto un po’ ma siamo arrivati spesso davanti alla porta e il possesso palla è sempre stato in mano nostra. L’importante era vincere». E dimostrare che i rigori ancora li sappiamo tirare.