L’ultimo Roma-Genoa valeva la Champions come quello di oggi. Ma la partita è diventata un cornice dell’evento principale e indimenticabile: l’addio al calcio di Francesco Totti. Stasera all’Olimpico ci saranno molta meno gente ed emozioni, con il cuore di ogni romanista è diretto verso il Liverpool. Valeva per il derby, figuriamoci col Genoa. Eppure, se si vuole giocare anche la Champions dell’anno prossimo e non vedere la società costretta a cedere altri campioni, bisogna vincere dopo aver racimolato la miseria di due punti nelle ultime tre partite di campionato. Con tanto di sorpasso – almeno momentaneo – operato dall’Inter ieri sera al terzo posto. Mentre scriveva la storia in Europa, la Roma ha esaurito i suoi bonus in serie A.
Ecco perché Di Francesco mette le cose in chiaro già alla vigilia: «Non pensate che stravolgerò la formazione – spiega il tecnico – cercherò di mantenere una base di squadra per far capire a tutti quanto sia importante questa gara, anche se cambierò alcuni giocatori. Mi serve gente fresca con forze nuove». In realtà saranno 5 o 6 i titolari diversi rispetto al derby. Due di questi – Florenzi e Under – non sono certo dei rincalzi, ma cambia tutto il centrocampo con Gerson, Gonalons e Pellegrini pronti a far rifiatare i più stanchi: De Rossi, Strootman e Nainggolan. Davanti ci sarà anche El Shaarawy e dovrebbe cambiare il modulo. Di Francesco, in realtà, ha ottenuto risposte straordinarie dal 3-4-2-1 col Barcellona, accettabili contro la Lazio e, soprattutto, in questo sistema i giocatori si sentono più a loro agio rispetto al 4-3-3 previsto stasera. Il problema è che la rosa non è stata costruita per una difesa a tre (Capradossi unica alternativa ai titolari), inoltre contro un avversario come il Genoa, che si chiuderà come ha fatto finora su tutti i campi delle grandi (appena 10 gol subiti in 16 trasferte, solo 1 in più dei giallorossi), la Roma ha dimostrato spesso di soffrire e non avrebbe molto senso aggiungere un difensore. «Un’osservazione giusta – dice il tecnico a tal proposito – si può andare a sbattere muro contro muro, invece noi dobbiamo cercare soluzioni alle nostre difficoltà contro le piccole squadre».
Sa tanto di annuncio del ritorno alla difesa a 4, per consentire anche a Manolas di riposare nonostante il greco non abbia in realtà alcun problema fisico. Se invece Di Francesco dovesse optare ancora per il 3-4-2-1, con Manolas dentro, rimarrebbe fuori Under. Perché El Shaarawy il «quinto a sinistra non può farlo se non a partita in corso» e Kolarov non può scalare al centro. Tanti dubbi, una certezza: Dzeko gioca e festeggia le 100 presenze in serie A, con la speranza di aggiornare la casella dei gol che finora dice 51 di cui 14 in questo campionato. Impressionante la tenuta del bosniaco, assente solo in un’occasione su 43 gare stagionali (per squalifica col Torino) e subentrato dalla panchina appena tre volte. Non è affatto un caso che la Roma senza di lui titolare non abbia mai vinto: due pari esterni con Chievo e Bologna (gol suo) e un ko in casa col Milan. «Per noi Dzeko è fondamentale » sottolinea Di Francesco, che continua a combattere contro il pericolo distrazione: «Posso capire che ci sia più fascino ad andare a vedere una gara col Liverpool ma noi dentro Trigoria dobbiamo crescere, non possiamo più sbagliare a sei gare dal termine: pensiamo al Genoa e poi a Ferrara». Chiamasi mentalità vincente.