L’ex difensore centrale della Roma, Fabio Petruzzi, ha rilasciato queste dichiarazioni in esclusiva per il nostro sito.
Fabio, che con la Roma ha collezionato 127 presenze, ci ha parlato della sua carriera, del momento che sta attraversando la squadra giallorossa, dell’Udinese e della gara che vedrà contrapposte le due compagini sabato prossimo.
11 febbraio 1990, la data del suo esordio in serie A. Ricorda quali emozioni provò? “Fu un grande emozione, sono tifoso della Roma, andavo allo stadio da quando avevo cinque anni e ricordo l’inno di Lando Fiorni quando entravo in curva. La settimana dell’esordio fu particolare, perché, date le assenze, i giornalisti scrivevano che avrei potuto giocare fin dal primo minuto. Alla fine entrai gli ultimi 10 minuti, contro una grande squadra come l’Inter”.
Questa fu la tua emozione più grande in maglia giallorossa? “Sicuramente è stata una delle più grandi, ma ce ne sono state molte altre: ad esempio il derby vinto con Mazzone per 0-3”.
Oppure il derby pareggiato per 3-3 con Zeman? “In realtà quello fu un bel ricordo per il risultato, perché venni espulso (ride). Ci fu annullato il gol del 4-3 di Del Vecchio che era valido, ricordo bene come presi le due ammonizioni: una saltando di testa con Nedved, fui io a subire fallo, tanto che avevo il naso sanguinante, l’altra in un’azione di Salas, commisi fallo e fui giustamente espulso. Poco dopo subimmo il 3-1 su calcio di rigore ma effettuammo una rimonta splendida col gol di Eusebio Di Francesco ed il pareggio di Totti. Ricordo che quel pallone che sembrava non volesse entrare mai. In fine ci fu il gol annullato a Del Vecchio, ma gli ultimi 20 minuti furono una serie d’emozioni continue”.
A proposito di Di Francesco, immaginavi che potesse fare una carriera così importante, anche da allenatore? “Eusebio era un vero signore, anche nel modo di parlare e di stare nello spogliatoio, per questo lo vedevo più da dirigente, fermo restando la sua grande competenza calcistica. Infondo ha avuto grandi maestri come: Zeman o Spalletti, anche se lo ha vissuto da dirigente e non da giocatore, quindi ci può stare che sia diventato un bravo allenatore”.
La Roma ha avuto una partenza rilento: l’allenatore, i giocatore e le cessioni, possono essere stati dei fattori determinanti? “Tutte queste cose sono giuste, in primis la cessione molto pesante di Nainggolan, senza di lui ed in parte anche senza Strootman, il centrocampo soffre a livello d’intensità ed aggressività. Sicuramente ha guadagnato a livello di qualità, ma ha anche perso dall’altro punto di vista. Inoltre anche il tentativo d’inserire Pastore nel 4-3-3 è stata una scelta che ha influito negativamente, tanto che poi è stato cambiato il suo ruolo passando al 4-2-3-1. Altri giocatori non hanno avuto, fin da subito, uno stato di forma ideale e tutte queste cose hanno fatto si che la Roma accumulasse, fin dalle prime giornate, un ritardo importante rispetto alla vetta della classifica”.
Qualche anno fa si pensava che Roma potesse essere l’anti Juventus, poi si è passati a dire che la Juventus è inarrivabile, adesso anche il Napoli ci ha sopravanzato. Questi passi indietro derivano da una gestione sbagliata a livello societario e tecnico o perché Juventus e Napoli sono troppo più forti? “Assolutamente no. Credo che queste due squadre siano esempi da seguire, in genere la Juve ha fatto pochissime cessioni, forse una ogni anno, aggiungendo giocatori forti, con la mentalità vincente e con grande esperienza, che hanno contribuito a far crescere ancora di più questa squadra. Stesso discorso vale per il Napoli: lo scorso anno giocava a meraviglia, ha lasciato praticamente la stessa intelaiatura, cedendo solo Jorginho, quindi per loro adesso è più facile trovarsi. Se la Roma, ogni anno, cede due o tre giocatori è chiaro che rischia di fare come il cane che si morde la coda, perché riparte sempre da zero”.
Sabato la Roma giocherà ad Udine, tu hai giocato in Friuli, quali sono i tuoi ricordi? “E’ stato un anno dove ho conosciuto persone splendide, come Biagioni, che sento ancora oggi. Purtroppo, ho giocato poco per via di alcuni problemi alla schiena, ma è stato un anno importante per la mia maturazione umana, tecnicamente però fu una stagione persa”.
Da li a qualche anno l’Udinese avrebbe centrato la sua prima qualificazione europea. Già a quel tempo si notava la grande organizzazione, marchio di fabbrica, di questa società? ” Sicuramente c’era una grandissima organizzazione, Pozzo, già a quel tempo, faceva moltissimo ed erano determinato a raggiungere grandi risultati. Quell’anno purtroppo retrocedemmo, diciamo che ancora non erano su quei livelli”.
Cosa ci puoi dire della strana parabola di Scuffet? “Il problema è che sia in positivo che in negativo, nel calcio moderno, si tende a dare giudizi troppo affrettati. Dopo due partite sembrava dover essere già l’erede di Buffon, lo stesso discorso vale anche per Donnarumma, ci vuole tempo. Una volta, dopo due stagioni ad alto livello, si incominciava a parlare di rinnovo. Adesso dopo solo qualche prestazione si va a bussare”.
Cosa ne pensa di Bianda? “Non posso dare un giudizio definitivo, l’ho visto solo tre volte, ma in quelle occasioni non mi ha fatto una grande impressione. Sfortunatamente, in quelle tre partite, ha fatto degli errori veramente grossolani a livello tattico. Nel corso della stagione, magari dopo aver superato il primo impatto ed essersi ambientato, potrà esprimersi su livelli migliori”.
Magari potrà essere aiutato con l’inserimento nella seconda squadra. Quest’innovazione, potrà risultare veramente decisiva per i club? “Si, la dimostrazione è negli altri campionati. Con la Youth League fai esperienze internazionali ed in questo modo il calcio giovanile è sempre più vicino a quello professionistico. Le seconde squadre potranno aiutare i club ad avere giocatori pronti su un certo livello molto prima”.
Un pronostico per domenica? “Ovviamente mi auguro che vinca la Roma. Udine non è certo un campo facile, anche perché ho letto che Kolarov e Manolas sono infortunati. Se davvero dovessero saltare la partita, sarebbero delle assenze molto pesanti. L’Udinese ha cambiato allenatore e questo potrebbe dargli qualcosa di più, ma in ogni caso la Roma è molto più forte”.