Roberto ‘Pato’ Moure, giornalista degli anni Ottanta famoso per le colorite telecronache della Roma, ha rilasciato un’intervista alla redazione di Tutto As Roma.
Manchi da un po’ da Roma… “Manco da un po’ di tempo ma seguo sempre la Roma, anche in Brasile. Non mi si potrà mai cogliere impreparato sulla Roma”.
Manchi da sette anni; da sei ci sono gli americani. Come li consideri? “Onestamente avrei preferito che fosse un romano il proprietario della Roma, però purtroppo i soldi non ci sono, nessuno ha avuto le risorse. Se gli americani comprano i giocatori forti, quelli che fanno vincere gli scudetti, io sono contento anche se gli americani non mi sono simpatici. Voglio solo che portino qui gente brava, gente forte, gente che fa vincere la Roma”.
La Roma del campo, come la vedi? “Ha fatto un gran lavoro. Partiamo da questo: Spalletti, opinione mia, è il più grande allenatore italiano. Abbiamo anche buoni giocatori, ma qualcosa manca: un terzino sinistro bravo, ad esempio. A destra abbiamo trovato un buon giocatore come Bruno Peres. Per il futuro ha Gerson: quest’anno non farà niente, zero: si deve adattare al calcio italiano, il calcio italiano è molto difficile, chi gioca in Italia poi può giocare in qualsiasi altro campionato. Gerson è arrivato qui giovanissimo, ‘sbomballato’, ma questo è un ragazzo che l’anno prossimo farà molto bene, è un giocatore molto interessante e l’ha fatto vedere l’anno scorso con il Fluminense; certo, in Brasile ti danno spazio, qui no”.
Cosa si dice in Brasile di Alisson? “Lo conosco da quando era piccolo, ha giocato con mio figlio,e mio figlio mi diceva: “abbiamo un portiere che è un fenomeno, non può non diventare uno dei più forti a livello internazionale”. Allora, incuriosito, sono andato a vedere una partita per visionarlo: sono rimasto impressionato. E’ titolare della nazionale, quindi non si discute; l’unico rischio è quello che perda il ritmo partita non giocando, ma mi hanno già assicurato che l’anno prossimo, con la partenza di Szczesny, sarà lui il titolare assoluto. Taffarel, preparatore dei portieri della nazionale, è già stato due volte qui in Italia per visionare gli allenamenti che i tecnici romanisti gli sottopongono e ha dato il suo beneplacito, aggiungendo che l’ottima preparazione che sta svolgendo qui a Roma gli garantirà il posto da titolare anche in nazionale. Giocare una partita ogni tanto non è facile, certo, ma l’anno prossimo sarà titolare”.
Approfittiamo di te, dovessi tornare fra sette anni… “(Ride, ndr) Torno a maggio, per lo scudetto. Nell’ ’80 arrivai a Roma e dissi che la Roma avrebbe vinto lo scudetto, volevano arrestarmi, però poi dopo due anni di transizione effettivamente lo vinse. Accadrà di nuovo, a condizione che tifosi e giornalisti lascino in pace la società: criticare dopo una sconfitta o un pareggio non serve, io ho lavorato con Falcao, Emerson e anche altri, e ho notato che questi ragazzi sentono tutti e sono condizionati. Se invece li lasciamo tranquilli, vinciamo tranquillamente. Come nel caso di Chievo-Roma dello scorso anno, dove abbiamo pareggiato per un gol fortunoso di Pjanic”.
Pjanic, appunto… “Gioca una partita a stagione”.
Giusto non criticare, anche nelle avversità? “Giustissimo. Io vedo le partite della Roma in Brasile, e mi sono arrabbiato con un mio collega che aveva dato dello ‘scarso’ a Dzeko, gli ho detto invece che avrebbe fatto una marea di gol non appena si fosse abituato e inserito qui a Roma”.
Salah ti piace? “Un fenomeno”.
La Curva vuota? “Una tristezza infinita. La Roma è la Curva, la Curva è tutto, è l’anima della squadra, della società, e vederla così mi fa rabbrividire. La Curva deve tornare”.
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