Qua nessuno è fesso. Mette subito tutto in chiaro Eusebio Di Francesco, chiamato alla prima intervista “vera” (a Sky) da romanista (a parte quelle di presentazione, troppo rapite dalle emozioni). L’ex tecnico del Sassuolo, per chi non lo avesse capito, non è venuto a Roma per adagiarsi, per dire di aver raggiunto il traguardo della sua vita, ovvero allenare in giallorosso ad ogni costo, anche se pieno, come qui a Pinzolo, di tanti ragazzini di belle speranze e di calciatori in “esubero”. No, nessun ridimensionamento. Lui chiede altro. Qui vuole costruire e possibilmente vincere. Questo ritiro gli serve, per allenarsi alla Roma e serve a Roma per capire chi è Di Francesco. Sa che il percorso è lungo e non sarà certo semplice arrivare al traguardo. Ci vuole applicazione (sua) e soldi (società). Perché la squadra, lo notano tutti e non è il mistero di Fatima, è incompleta. E per ora pure parecchio, al di là dei 10 nazionali vacanzieri. Per ora la padrona del mercato della Roma è stata “la cessione eccellente”: sono partiti due big come Ruediger e Salah, più Paredes che lo scorso anno si è ritagliato – per motivi vari – il posto da titolare nella parte finale della stagione. Di Francesco vuole che non si muova più nessuno e al momento mancano cinque elementi sicuri, cinque titolari.
GARANTE PER IL FUTURO – Perché Di Francesco, lo ha comunicato nell’ultima intervista, chiede due calciatori per ogni ruolo. Possibilmente di pari livello. Cinque, dicevamo e lui stesso ha ammesso: «un vice Dzeko, un sostituto di Salah e il suo vice, un esterno basso a sinistra e un centrale di difesa (possibilmente di piede sinistro, ndi)». Cinque titolari e, aggiungiamo noi, pure un vice Alisson. Dalla piantina firmata Eusebio, appare evidente che nella sua testa il Defrel della situazione viene considerato come alternativa a Edin e non a Salah, anche se poi in quel ruolo lui stesso lo ha impiegato nel Sassuolo in più di un’occasione. Di Francesco ci mette la faccia, chiede. Fa da garante per il futuro, e per adesso si è a metà cammino. Vuole gli acquisti e lo dice chiaro ma senza affrettare i tempi. «Le cose vanno fatte in maniera ponderata. Più che la quantità bisogna guardare la qualità, cerco questo dalla mia società e faremo degli acquisti mirati e tante valutazioni sul mercato».
CONCORRENZA UGUALE STIMOLO – La concorrenza è un valore, è lo stimolo per un calciatore e rendersi utile sempre, senza mai appiattirsi. Ne parla facendo l’esempio di Gonalons-De Rossi. «Saranno i due vertici bassi, si dovranno giocare il posto. Con Monchi stiamo cercando di avere ventidue titolari e provare a mantenere la competitività». Competitività nei singoli ruoli e specificità nei ruoli stessi, sono i due dogmi. Questo, ovvio, al di là delle emergenze clamorose. Vale anche per Florenzi, spesso in passato chiamato a tappare i buchi: troppo terzino in passato, ora Di Francesco lo vorrebbe riportare a centrocampo o in attacco. Capirà quando ce lo avrà a disposizione. «Va aspettato senza fretta. Ale già si è lamentato per aver affrettato il rientro, adesso meglio attendere quindici giorni in più che quindici in meno». Soddisfatto sulla composizione del centrocampo, dell’arrivo di Lorenzo Pellegrini, ovviamente di Gonalons e di quelli che già ci sono, a partire proprio da Nainggolan, che non deve muoversi da Roma. «Ce lo teniamo stretto», dice. Per adesso la squadra parte in svantaggio, proprio perché ha cambiato troppo rispetto alle altre, specie il Napoli. Tutto sta nel sapere cosa si vuole e perseguirlo: così si colma il gap. «Io vorrei vincere il più possibile, cercare di arrivare a più obiettivi possibili. Ora non so dire dove potrà arrivare la Roma, pensiamo a prendere i giocatori che servono e ne riparleremo». Tutto chiaro.