Lo scambio o comunque l’album delle figurine piace ai bambini. Non da oggi. D’estate anche ai più grandi, trascinati dal carrozzone del mercato. Di Francesco, invece, va sul concreto. E, subito attento alla valutazione personalizzata dei 10 nuovi acquisti, guarda al suo gruppo storico. Perché la Roma che verrà non va pesata per i colpi a ripetizione di Monchi, ma per i giocatori che hanno permesso al club giallorosso di arrivare fino alla semifinale di Champions. Numericamente sono più loro dei rinforzi. E, in attesa che sboccino i giovani sbarcati a Trigoria, tocca a loro confermarsi e quindi dare garanzie all’allenatore. Perché lui e loro, dopo la stagione scorsa, sono una squadra. E insieme, con un anno di lavoro alle spalle, possono solo far meglio.
BASE SOLIDA – Gli acquisti, di questi tempi, fanno più notizia e creano eccitazione. A volte pure per un cristiano qualsiasi e non per CR7. Ma sono le cessioni, e più preparata della piazza giallorossa sulle partenze non ce n’è un’altra nel nostro campionato, a fare la differenza. Stavolta, però, un unico titolare è uscito dalla rosa: Nainggolan. È andato via anche Peres, la riserva di Florenzi e, se non si fosse fermato prima del via l’anno scorso (e con grave ricaduta, poi), di Karsdorp. In uscita pure Gerson, altalenante e ancora acerbo, e Defrel, poco utilizzato e spesso infortunato. Se non fosse per Nainggolan, chi è andato e chi saluterà non va certo a incidere sul rendimento della Roma. Di ieri (dalle statistiche dell’ultimo torneo), di oggi e anche di domani. Perché il 4-3-3, pur con la flessione tra metà dicembre e fine gennaio, ha comunque funzionato, con il picco in Europa (100 milioni di introiti, piazzandosi tra le migliori 4 del nostro continente) e il podio in serie A (3° posto per la partecipazione diretta alla prossima edizione della Champions). La difesa è la stessa (e non dimentichiamo che solo quella della Juve ha preso meno gol: 24/28): Alisson, Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov. L’attacco pure: Under, Dzeko (Schick) e Perotti (El Shaarawy). Il centrocampo, invece, è quello che, perso Nainggolan, ha accolto i giocatori più pronti: Pastore e Cristante. Compatibili e differenti: la qualità del primo, la fisicità dell’altro. E si sommano a chi ha già recitato da titolare: il senatore Strootman e l’emergente Pellegrini. I giovani (non solo i nuovi), dunque, saranno i cambi nei ruoli più o meno delicati. Karsdorp e Luca Pellegrini, rispettivamente a destra e sinistra, saranno sotto esame durante il precampionato, Coric studierà alle spalle di De Rossi e Gonalons, Kluivert proverà a ribaltare ogni gerarchia a sinistra. Marcano, per l’esperienza, è la prima alternativa in mezzo alla difesa. Differenti le posizioni di Bianda e Santon: il centrale difensivo è da svezzare, l’esterno basso da riqualificare.
TEST NEL POMERIGGIO – Il Liverpool, intanto, è pronto con l’offerta per Alisson: 60 milioni più 5 di bonus. E 6 milioni di ingaggio per il portiere. Gli intermediari, da ieri sera, stanno forzando i tempi. Anche il Chelsea, con Sarri in panchina, punta il brasiliano e sfida i Reds. La cessione del numero uno cambierebbe lo scenario: sicuro l’investimento in attacco (possibile addio anche di El Shaarawy). Pure Suso è nella lista che comprende il pallino (di Di Francesco) Berardi, probabile arrivo a prescindere da Alisson, il sogno (di Monchi) Chiesa e magari Forsberg o Malcom che intrigano sia il tecnico che il ds. Ancora da definire la base fissa dell’ingaggio di Florenzi: la fumata bianca è prevista a 2 milioni e 900 mila. Entro la prossima settimana l’incontro decisivo con il procuratore. Nel pomeriggio la Roma fa il debutto nella nuova stagione: amichevole contro il Latina (ore 18,30, diretta su Roma tv). Curiosità e, fondamentale, pazienza.