Eusebio Di Francesco ha trasformato la Roma. Il suo compito è stato facilitato dalla docilità degli ultimi due avversari, contro Verona e Benevento la squadra giallorossa non ha incontrato grandi difficoltà. Ma la scintilla è scoccata dopo la partita contro l’Atletico Madrid, in quella occasione Di Francesco e i giocatori sono diventati un gruppo. Si sono conosciuti meglio, hanno fatto quadrato. Le critiche che sono state rivolte in quel periodo alla squadra, anche dopo il pareggio contro l’Atletico, una delle più forti squadre europee, avevano un po’ provato l’umore dello spogliatoio. Nei giorni successivi a quella partita Di Francesco ha parlato molto con il gruppo, in alcune occasioni anche con Francesco Totti al suo fianco. Il Capitano ha sempre un grande ascendente nello spogliatoio. Ha ribadito che in questa squadra nessuno può sentirsi sicuro del posto, che tutti sono considerati allo stesso livello e che ognuno deve dare il suo contributo, perché chiunque può essere preso in considerazione in qualsiasi momento.
IL PESO DELLE PAROLE – Di Francesco considera una grande qualità per un tecnico saper “allenare” chi non gioca, non chi gioca. Allenare nel senso di gestire. Per esempio Eusebio ha fatto un grande lavoro con Gerson, è tornato a farlo sentire un giocatore. Lo ha utilizzato più lui nelle ultime due partite che Spalletti negli ultimi quattro mesi. Di Francesco ha imposto regole precise, che valgono per tutti, senatori e giovani. E’ attento anche alla comunicazione dei suoi giocatori. Ha ripreso Dzeko dopo il suo sfogo al termine della partita contro l’Atletico, ha voluto capire bene le dichiarazioni di Gonalons, che in un’intervista in Francia aveva detto di sperare di tornare al Lione. Il centrocampista ha spiegato a Di Francesco che il senso delle sue frasi era diverso e ieri in un’intervista a Sky il francese ha precisato il suo pensiero: «Ho rilasciato un’intervista in Francia nella quale ho spiegato che a fine carriera mi sarebbe piaciuto tornare a Lione, dove sono cresciuto e dove ho lasciato tutto. Ma oggi questo è alle spalle, non è un tema di attualità. Adesso sono alla Roma e qui ho trovato un grande club con persone e compagni fantastici che mi hanno aiutato ad integrarmi».
L’ASPETTO PSICOLOGICO – Anche nelle difficoltà Di Francesco ha sempre sentito di avere la disponibilità da parte dei giocatori ed è attento anche agli umori della squadra. E’ più vicino a quelli che non giocano, per tenerli su di morale. Dopo la partita contro l’Atletico Madrid i giocatori erano abbastanza delusi, ma soprattutto per le difficoltà incontrate durante i novanta minuti. Di Francesco ha spiegato che sono tutti sulla stessa barca, lui compreso e che solo con i risultati potranno allontanare le critiche. Nelle ultime due partite si è cominciato a vedere il calcio che vuole fare e ieri il tecnico era più sereno. Ha ricevuto a Trigoria la visita di Aldair, che è stato suo compagno per quattro stagioni ed era molto carico. Aldair si è informato anche con i giocatori brasiliani, che hanno detto di trovarsi bene con il nuovo allenatore. Bruno Peres in particolare, che ha ripreso fiducia e ha lavorato molto anche dal punto di vista fisico in palestra per migliorare. Di Francesco è molto esigente con i suoi giocatori, vuole il massimo, nessuno deve risparmiarsi. Mercoledì nella partita di Benevento all’inizio si è infuriato proprio con Bruno Peres perché sbagliava i tempi degli inserimenti. Si è lamentato con Fazio e Juan Jesus perché non erano abbastanza stretti e a Pellegrini, che conosce più degli altri i meccanismi del suo gioco chiedeva insistentemente di dettare i tempi del pressing. Adesso Di Francesco ha in pugno la Roma e nella sua ricerca della perfezione sa che questa squadra ha ancora margini di miglioramento.