In Europa con le sue idee, senza snaturare il suo credo calcistico. Eusebio Di Francesco non cambia, avanti con il 4-3-3 anche contro le grandi della Champions League. E anche Schick, appena sarà pronto per giocare, sarà inserito nel rispetto di una filosofia consolidata. Perché l’attaccante ceco è devastante negli ultimi trenta metri, ha bisogno alle sue spalle di un terzino che faccia tutta la fascia, oppure di un centrocampista che gli copra le spalle. In entrambi i casi il giocatore ideale è Florenzi, sia come terzino che come mezzala. Ma sempre con un 4-3-3, seppur con qualche modifica.
IL BOEMO E NON SOLO – Zeman resta la principale fonte di ispirazione di Eusebio, che ci tiene però a considerarsi “difranceschiano” più che “zemaniano”. Il tecnico abruzzese è quasi sempre rimasto legato al 4-3-3, ma non in maniera rigorosa. Ha dimostrato capacità nell’adattarsi alle caratteristiche dei calciatori a disposizione. Insomma, non è un integralista del 4-3-3. Ci sono state alcune eccezioni alla scelta di questo modulo. Nello scorso ottobre mise in difficoltà proprio la Roma con un 4-2-3-1, con due mediani, Pellegrini e Mazzitelli, e tre uomini più avanzati (Politano, Defrel e Adjapong) alle spalle di Matri. E’ accaduto anche in altre tre gare di fila a gennaio. In situazioni di emergenza ha attuato anche la difesa a tre, impiegata in due sole occasioni negli ultimi due anni a Sassuolo, ma evitata contro l’Inter, quando ha dovuto adattare Juan Jesus a destra pur di restare a quattro. La difesa a tre l’aveva utilizzata più spesso nelle esperienze precedenti a Sassuolo.
MARINI SPIA L’ATLETICO – Di Francesco non cambia modulo e mantiene il sistema di lavoro che finora gli ha dato risultati. Gli avversari continua a visionarli di persona Giancarlo Marini, ex giocatore della Lazio, suo collaboratore di fiducia già al Sassuolo, che ha voluto anche alla Roma. Ieri Marini era a Valencia per vedere all’opera l’Atletico Madrid, fermato sullo 0-0. Oggi farà la sua relazione a Di Francesco.