Monchi c’è. E ha finalmente battuto un colpo. Grande e grosso (basta vedere il fisico di Patrik). Il ds si è preso la sua rivincita, dopo un’estate abbastanza travagliata, facendo centro due volte con lo stesso acquisto: ha mantenuto la parola e battuto il record. Insomma ha preso il sostituto di Salah (non come ruolo in campo, ma come valore di mercato). La Roma, arrivata a offrire 35 milioni al Leicester per tesserare Mahrez, è salita addirittura più su per avere Schick dalla Sampdoria. Anzi più in alto di sempre, perché la cifra investita è superiore a quella che Sensi versò a Cecchi Gori per Batistuta nell’estate del 2000. Adesso la rosa torna ad essere competitiva. Negli schemi proposti in questa pagina entrano ed escono sia i possibili titolari sia qualche panchinaro. Con il nuovo attaccante è normale che aumenti la concorrenza tra i giocatori offensivi. Nessuno si deve, però, sentire escluso. Sulla giostra saliranno, o dalla stessa scenderanno, soprattutto centrocampisti e punte, senza distinzione tra senatori o giovani, i due reparti che adesso sono al completo (entro giovedì bisogna, però, sistemare anche la difesa per accontentare definitivamente Di Francesco). La Roma è in corsa su tre fronti e il turnover diventa fondamentale. Nella fase cruciale della stagione scorsa sono mancate le alternative. Che ora, in due settori su tre, sono a disposizione dell’allenatore, pronto a dimostrare, di non essere un integralista. Vecchio o nuovo assetto che sia, sarà comunque lui a disegnare la Roma.
NESSUNA VARIAZIONE – Il 4-3-3 non è stato ancora sepolto. È la traccia che ha permesso a Di Francesco di essere scelto da Monchi che, da dirigente del Siviglia, ha saputo apprezzare la sua idea di calcio. Su quella ha insistito nella sua avventura al Sassuolo e ha ottenuto risultati e consensi in Italia e all’estero. Nel sistema di gioco attuale, Schick diventerebbe l’esterno alto a destra, con Dzeko centravanti e Perotti (o El Shaarawy) a sinistra. È la posizione meno frequentata dal ceco,ma da quel lato può rientrare per concludere o rifinire.
ROMBO DI TUONO – Il 4-3-1-2 è il copione che meglio si adatta a questo gruppo: De Rossi farebbe il regista basso, Nainggolan tornerebbe nel ruolo di trequartista, a centrocampo entrerebbe Pellegrini, da mezzala come Strootman. Il tandem offensivo diventerebbe scontato: Dzeko e Schick, coppia che avrebbe fisico e qualità. Questa formula non prevederebbe Defrel (centravanti di scorta) e le seconde punte Perotti (da non scartare, se serve, come trequartista), El Shaarawy (da schierare anche accanto a una delle prime punte) e Under (jolly d’attacco: seconda punta o trequartista). Panchina, quindi, di lusso.
RITORNO AL PASSATO – Il 4-2-3-1 resta d’attualità. Di Francesco lo ha usato nel finale contro l’Inter: fuori De Rossi e dentro Under alle spalle di Dzeko, con El Shaarawy e Perotti sulle fasce. Schick in questo sistema di gioco farebbe il trequartista o il centravanti. Allegri, del resto, lo chiese ai dirigenti della Juve proprio per essere l’alternativa a Dybala o a Higuain. Sui lati andrebbero Florenzi ed El Shaarawy, rispettivamente ala tattica ed esterno offensivo. Se il nuovo arrivato facesse invece la prima punta, Nainggolan avrebbe di nuovo chance da trequartista. Anche perché, come si è visto sabato, solo due centrocampisti avrebbero spazio.
FORMULA CONOSCIUTA – Il 4-3-2-1 è simile al 4-3-1-2. I trequartisti, però, diventerebbero due: Nainggolan e Schick, sistemati dietro al centravanti. Che può anche essere diverso: Dzeko, Defrel o proprio l’ex blucerchiato. Come mezze punte, oltre a Nainggolan, sarebbero in corsa pure Perotti, Florenzi e Under.