Voleva essere Fabregas: «Il mio idolo da bambino». Stasera lo affronta a Stamford Bridge (più probabilmente in corso che dall’inizio, il ballottaggio è con Ünder) dopo averlo battuto allo Stade de France con Antonio Conte in panchina. E’ Chelsea-Roma ma sembra una rimpatriata tra vecchi amici. Alessandro Florenzi riannoderà in una notte i fili dell’emozione mentre vive il nuovo inizio della sua carriera.
STIMA – Florenzi non è lontano da Fabregas in termini di età: sono un ‘91 contro un ‘87. Solo che Cesc già nel 2004, a 17 anni, giocava titolare nell’Arsenal. All’epoca Florenzi era nelle giovanili della Roma, faceva il centrale di centrocampo e comprensibilmente sognava di diventare precoce e bravo come il collega spagnolo. In realtà le due F hanno caratteristiche molto diverse, anche nelle traiettorie che li hanno portati in alto: Fabregas ha lasciato il Barcellona per un contratto da professionista ed è tornato senza mai del tutto dimenticare il legame con l’Inghilterra, dove infatti è poi tornato; Florenzi invece ha abbandonato Trigoria solo per una stagione in Serie B, a Crotone, per poi acquisire un ruolo centrale nella squadra. Ma l’ammirazione è rimasta e nel corso degli anni ha raggiunto l’onore della reciprocità. E così quando Florenzi, in una recente chat con i tifosi, ha indicato Fabregas come il primo modello di calciatore della sua vita, Fabregas ha risposto con un affettuoso messaggio su Twitter scritto in italiano: «Sei un grande amico».
IL TECNICO – Amicizia che è sana rivalità agonistica sul campo: Florenzi ha festeggiato davanti a Fabregas nell’ottavo di finale dell’Europeo 2016, giocando titolare nell’Italia di Conte che eliminava con merito la Spagna. Beh, oggi Conte è l’allenatore di Fabregas e deve pensare a far vincere il Chelsea. Ma ricorda con una certa malinconia i momenti azzurri: «Florenzi, come De Rossi ed El Shaarawy, è una persona speciale. Sarà strano rivedere tutti e tre come avversari». Conte è il commissario tecnico che ha affidato a Florenzi più responsabilità: lo escluse, in Francia, nel giorno del debutto contro il Belgio, ma in seguito non se ne privò più fino all’amara notte dei rigori contro la Germania. Inevitabile che ci sia un po’ di riconoscenza. Anche qui, reciproca.