«Ho coronato il mio sogno: allenare in uno dei principali campionati d’Europa». Paulo Fonseca si presenta alla Roma. Di persona, a Londra, al presidente Pallotta, e per iscritto, sul sito della società giallorossa, alla tifoseria. Nell’ufficio europeo del fondo Raptor nel quartiere chic di Mayfair, conosce il presidente, presenti Fienga e Baldini (più Calvo e Zecca), e gli trasmette l’entusiasmo con sui affronterà la nuova sfida.
E subito rivaluta pubblicamente la rosa: «C’è tanta qualità. Adesso va trovata la chiave giusta per utilizzare i giocatori al fine di sfruttare al meglio le loro caratteristiche. Molti di loro possono giocare il calcio coraggioso, ambizioso e offensivo che voglio mettere in pratica. Uno stile che ci permetta di dominare gli avversari. Mi piace il 4-2-3-1, ma il sistema di gioco conta quando si riesce a mettere su una squadra molto dinamica. E quindi competitiva». Si rivolge la gente: «La voglio rendere orgogliosa di tifare per noi».
Il preliminare di Europa League è l’unico ostacolo sulla sua strada: «Avrò solo quattro settimane per preparare la prima partita ufficiale. Sarà difficile, lo ammetto, perché i giocatori dovranno adattarsi alle mie idee molto velocemente».
IN STAND BY – «La Roma è tra le migliori squadre d’Europa» avverte il portoghese, attento ovviamente al mercato del suo nuovo club. La fase è di stallo. Il nuovo allenatore è stato appena ufficializzato (dovrebbe arrivare nella Capitale qualche giorno prima del raduno) e il piano di rafforzamento solo accennato. Petrachi sta cominciando a interfacciarsi con Fonseca, ma ancora non è stata conclusa alcuna operazione in entrata e nemmeno in uscita.
Premesso che la scadenza del 30 giugno resta fondamentale per la libertà di manovra della società giallorossa, con 40-45 milioni di pluslavenze da portare a casa entro fine mese, c’è anche da prendere atto della situazione in cui opera il ds che, a meno di una svolta improvvisa, riuscirà ad essere ufficialmente operativo solo dal 1° luglio per la volontà di Cairo di tenerlo ancora vincolato al Torino, anche se c’è chi sostiene che ieri a Milano abbia visto il presidente granata per definire il divorzio. Ma la priorità è il futuro. E si moltiplica per 4, cioè quanti sono i ruoli scoperti nell’attuale rosa.
QUATERNA OBBLIGATA – Gli investimenti principali saranno, dunque, sul portiere, il centrale difensivo, il regista e il centravanti per sostituire Olsen, Manolas, De Rossi e Dzeko, cioè 4 titolari: al momento, solo il capitano è uscito dalla rosa. Petrachi ha già la sua lista della spesa. In porta guarda all’estero: obiettivo lo spagnolo Pau Lopez del Betis Siviglia. Piace al ds e costa meno di Cragno che diventerebbe la prima scelta solo se il Cagliari abbassasse le pretese.
Anche Gollini è nell’elenco, ma anche l’Atalanta alza il prezzo. In difesa il centrale individuato è il ceco Vavro del Copenaghen. L’agente del giocatore ha confermato i contatti recenti avuti con qualche club italiano. Discorso fatto pure dal procuratore di Verissimo del Santos. Veretout è tra i candidati per il ruolo di play, anche se diversi club (pure stranieri) stanno parlando con la Fiorentina. Sondaggio per Mandragora dell’Udinese che ha la stessa età, 21 anni, di Bruno Guimaraes, centrocampista dell’Atletico Paranaense.
Più complicato il percorso da affrontare per avere il centravanti: Pallotta vorrebbe il big, replicando quanto fatto con Dzeko nell’estate 2015. Ecco perché alla Juve sono state chieste informazioni su Higuain. Più che la valutazione, 36 milioni, è l’ingaggio a spaventare e ad allontanare la Roma: 7 milioni più bonus. Offerto Petagna, anche se la richiesta di 25 milioni risulta esagerata. Defrel, chiesto dal Cagliari, può essere utilizzato per arrivare a Pavoletti. Ismaily, fluidificante mancino dello Shakhtar e pupillo di Fonseca, comincia intanto a seguire la Roma su Instagram. Indizio che sa di gradimento.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani