Le braccia larghe, quasi in segno di resa, l’espressione del volto che è tutto un programma: è l’ultimo ad arrendersi, Eusebio Di Francesco, ma la sconfitta di ieri sera contro il Milan è un colpo durissimo per i suoi programmi di rivincita, dopo il passaggio a vuoto contro lo Shakhtar. La Roma è tornata al quinto posto, scavalcata di nuovo dall’Inter e dalla Lazio, e ha incassato la quinta sconfitta casalinga in campionato (più quella di Coppa Italia contro il Torino, prossimo avversario all’Olimpico dei giallorossi dopo la trasferta di Napoli di sabato prossimo): con uno score del genere anche il quarto posto rischia di diventare un’illusione. Lo sanno benissimo anche i tifosi, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno fino (quasi) al novantesimo, ma alla fine hanno accompagnato l’uscita dal campo dei calciatori con un bel po’ di fischi (e più una protesta nei confronti del presidente James Pallotta). Dalla Sud è poi partito il coro «Tifiamo solo la maglia», con De Rossi e Florenzi che dalla panchina hanno applaudito.
L’analisi di Di Francesco è durissima. «Nel primo tempo abbiamo disputato una buona gara, non concedendo nulla al Milan, siamo stati poco bravi in alcune giocate: sono preoccupato perché dopo il gol siamo svaniti. Campanello d’allarme? Non possiamo essere tranquilli per il risultato, ci aspettavamo un’altra partita e prestazione, ci siamo disuniti nel secondo tempo e la cosa mi meraviglia». Ancora una volta è mancata la personalità. «Ci siamo fatti sorprendere con troppa facilità, il calcio è fatto da episodi e noi dobbiamo portarli dalla nostra parte, se si va sotto si deve avere la forza di reagire. Schick in alcune occasioni ha lavorato bene e in altre no, nel complesso non ha determinato come avremmo voluto ma non è una bocciatura: volevamo dare un po’ diriposo mentale e fisico a Dzeko». Nainggolan è uscito dopo un’ora. «Ha avuto un trauma, gli girava la testa. Avevo bisogno di un attaccante in più, sicuramente non sta attraversando il suo miglior momento ma abbiamo bisogno di lui». La Roma ora non può più sbagliare. «Non ci possiamo permettere passi falsi come questo. La stanchezza? Non cerchiamo alibi, ma anch’io nel secondo tempo ho avuto questa sensazione e questo mi preoccupa: abbiamo messo poca qualità nell’ultimo passaggio al contrario del Milan, c’è mancata cattiveria e serve solo da lavorare e stare zitti». Di Francesco non punta il dito contro la squadra, ma si assume le sue responsabilità. «Quando ci sediamo su una panchina siamo sempre in discussione. Io sono il primo responsabile e sono sempre in discussione».