«Allenamento, ci vuole allenamento». Urlano, magari goliardicamente, i tifosi romanisti al Vigorito verso i giocatori giallorossi. Sono i panchinari del pomeriggio che, De Rossi in testa, si allenano in campo dopo la partita. Manolas fa il pieno d’applausi.C’èeuforia in curva, piace il metodo di Di Francesco. Che non guarda in faccia nessuno e da perfezionista è soddisfatto a metà. «Ho visto qualcosa del mio calcio ma bisogna migliorare, essere meno superficiali». Negli occhi ha i suoi addestramenti che vede in partita, ma anche alcuni preziosismi che vorrebbe cancellare dalle recite di qualche interprete: «Non mi è piaciuto quando abbiamo giocato dal basso: lì dobbiamo giocare in ampiezza con i terzini. Sono errori su cui dobbiamo lavorare, questo dipende magari anche dalle caratteristiche individuali. Bisogna palleggiare un po’ di più e fare meno giocate di fino. Con la superficialità mostrata a metà ripresa stavamo riaprendo la partita. Non deve accadere, anche se poi è tornata la concentrazione». Eusebio, ad esempio, si è infuriato con Pellegrini quando ha provato un colpo di tacco e ha perso il pallone.
LA GIUSTA LETTURA – L’elogio più convinto è invece per Gonalons: «E’ stato molto bravo a leggere tante situazioni e andare in verticale nonostante qualche pallone sbagliato, sono contento quando si sbaglia in avanti perché significa che ti sta entrando in testa ciò che trasmetto. E’ un uomo che gioca per la squadra e non per se stesso». Nessuna boccciatura. Nemmeno per Under: «Non era in serata e l’ho tolto, non gli riusciva niente. Valutiamolo per il Verona e cancelliamo questi quarantacinque minuti. Dzeko ora è più davanti alla porta…». La rotazione favorisce il raccolto. «La rosa è ampia e il turnover diventa valido solo quando si vince. E’ fisiologico farlo con i ritmi di oggi. La capacità di un allenatore è saper allenare chi non gioca, non chi gioca. Quando giochi tante partite il vantaggio è dare condizione a tutti». Già 6 pali colpiti. La Roma crea chance in ogni partita. «Vuol dire che qualcosa nella testa dei giocatori è entrato». Non si fa prendere, però, dall’entusiasmo: «Questa squadra fino all’inizio doveva lottare per lo scudetto, poi per le due partite successive doveva lottare per altro. Ci vuole equilibrio. Io sono più per i risultati che per i record».