Una serata da romanisti. E non perché la Roma abbia vissuto spesso nella sua storia notti così speciali. Ma nelle parole di Di Francesco c’è qualcosa di nuovo, rispetto al recente passato, che unisce anziché dividere: «Non ho rivincite da prendermi, credo semplicemente nel lavoro. Sono contento per i ragazzi e per la gente che ci ha sostenuto. È un percorso che stiamo continuando a portare avanti non solo con chi è in campo, ma anche con chi si allena e gioca meno. Ho messo tanti ragazzi che si sono guadagnati la Champions l’anno scorso con Spalletti perché meritavano una serata come questa». Eusebio comunica in modo semplice. Senza giri di parole, senza metafore. In modo elegante ha già spiegato l’esclusione di Pellegrini, forse il più in forma della mediana giallorossa in questo avvio di stagione. Potrebbe a questo punto togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ricordando cosa si diceva di lui dopo lo 0-4 estivo con il Celta Vigo o l’1-3 con l’Inter alla seconda giornata. E invece non lo fa.
Perché da ex calciatore è consapevole che in serate del genere, l’allenatore deve fare un passo indietro e concedere i riflettori a chi li merita. E dunque a chi ha giocato, magari segnato una doppietta, o a chi non ha permesso a Morata e compagni di rendersi (quasi) mai pericolosi. Oppure a chi ha dato tutto come Florenzi a tal punto che, stremato (e con un piccolo dolore all’adduttore che andrà valutato per domenica, ndc), è stato poi costretto a chiedere la sostituzione: «Alessandro era morto – sorride – Viene da diversi infortuni, giocare così tante partite non è facile. Ho rivisto il Florenzi dei vecchi tempi. El Shaarawy? È un ragazzo che si allena come chiedo. In campo, poi, non rimane isolato ma viene dentro a giocare. Su due tagli ha fatto due gol, voglio questo dai miei esterni. Sono contento della sua crescita». Gli chiedono della gara e l’analisi è tanto semplice quanto convincente: «Sapevamo di dover soffrire ma eravamo consapevoli che avremmo potuto fargli male ripartendo e così è stato. Stiamo dimostrando di crescere ma non deve finire qui. Anche questa gara deve essere un punto di partenza». A novembre ancora non ha a disposizione i rinforzi da 90 del mercato estivo di Monchi. Per Karsdorp se ne riparlerà in tarda primavera, Schick ieri non era nemmeno convocato. Eusebio fa finta di nulla e guarda avanti: «Abbiamo dimostrato che ce la possiamo giocare con tutti. Con questo pensiero collettivo possiamo fare la differenza. Stiamo acquisendo una grande mentalità. Il primo posto? Alla squadra dico sempre che ci credo, è chiaro che ci credo di più adesso anche se questo 3-0 è un punto di partenza. C’è tanta strada ancora da fare. Intanto mi godo il momento».
CONTE ALL’ATTACCO – Chi invece rischia di non godersi nulla è Antonio Conte. Il ricordo della Premier vinta a maggio è già sopito. Ora il Chelsea è a -9 dal City e rischia di perdere il primo posto nel girone di Champions. L’ex ct, nel mirino dei media inglesi, nel post-gara ha un moto d’orgoglio: «Io ci metto sempre la faccia in tutto per tutto. Dobbiamo capire che dobbiamo alzare le zolle dal campo se vogliamo andare avanti in Champions altrimenti è tutta fatica sprecata. Nel primo tempo abbiamo fatto bene, siamo stati sfortunati, potevamo segnare subito e invece abbiamo preso gol sulla loro ripartenza. Abbiamo creato molto e subito il secondo gol evitabilissimo. A deludermi è stata la ripresa in cui la Roma ha dimostrato di avere più fame e più voglia. Ha dimostrato di volerci battere e ha meritato la vittoria».