Ha trascorso compleanni migliori. Due giorni fa ha soffiato su cinquantaquattro candeline, qualche settimana dopo essersi operato a un’anca, «un intervento che dovevo fare da tempo, sentivo dolori fortissimi, non riuscivo più nemmeno ad allacciarmi le scarpe». In questi giorni Giuseppe Giannini, e non c’è bisogno di aggiungere altro per qualsiasi tifoso giallorosso e non solo, è costretto a camminare con una stampella, impegnarsi in riabilitazione e cyclette, per poter tornare in pista, guardarsi intorno e aspettare una panchina che possa rilanciarlo. Intanto segue con inossidabile interesse la sua Roma.
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Ti convince la seconda Roma di Di Francesco? «Credo sia prematuro fare qualsiasi tipo di bilancio sia sul mercato sia sul campo visto che si è giocata appena una partita. E questa cosa è quella che servirà più di qualunque altra».
Quale cosa? «La pazienza. A Roma so bene che non è facile, ma questa è una squadra profondamente diversa da quella della passata stagione. Sono partiti giocatori importanti, ne sono arrivati tanti e parecchi di questi giovani. Bisogna dare tempo a Di Francesco di trovare la quadratura del cerchio».
A Roma sai bene che di tempo se ne dà sempre poco. Prendi per esempio Pastore. «Appunto. Non si può bocciare dopo una partita. È pazzesco. Eppure l’argentino non si può discutere, parla con il pallone, ha due piedi veri, esperienza. Discuterlo non ha senso. Ma vedrete che vincerà la sua scommessa».
Da intermedio di centrocampo? «Da grande giocatore qual è. In quel ruolo a centrocampo forse ha bisogno di tempo per adattarsi, ora fa un po’ fatica, certo per me rimane un giocatore più offensivo, ma riuscirà a convincere e stupire. Farà lo stesso percorso di un altro campione che gioca nella Roma».
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Ecco, sempre pensando al tempo che non c’è, questo potrebbe essere il problema perché a centrocampo sono tanti e tutti bravi. «Vero, ma questo non può mai essere un problema. Si giocheranno tante partite e ci sarà bisogno di tutti».
Ma non c’è il rischio che qualcuno alla fine venga sacrificato? «Il rischio c’è. Penso per esempio a Lorenzo Pellegrini che di questi tempi mi pare nessuno se ne ricordi. A me piace tantissimo, perché ha una qualità che altri non hanno».
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Veniamo al grande dubbio di questo centrocampo: Nzonzi o De Rossi? «Perché i due non possono giocare insieme?».
Nel 4-3-3 sembra un po’ complesso. «Forse, anche se Nzonzi non è Nainggolan. Ma nel quattro-due-tre-uno, io insieme li vedo. Possono coesistere e garantire alla squadra tutto quello che serve».
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Pensi che questo sarà l’ultimo anno di De Rossi? «Non lo so. Dipenderà da lui. Ha dato tantissimo alla Roma e sono convinto che altrettanto potrà dare. Ma ora è prematuro dire quello che lui e la Roma decideranno alla fine della stagione».
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Per Schick sarà l’anno determinante? «Dipende».
Come dipende? «Dalla posizione in cui giocherà. A destra mi sembra che faccia un po’ fatica. Dovrà essere bravo, pure qui, Di Francesco, a trovare la soluzione per farlo giocare insieme con Dzeko».
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Insomma, riassumendo, è una Roma da scudetto? «Sì se non ci fosse la Juventus».