Domanda: se doveste sintetizzare Roma-Entella in un’immagine, un episodio o quello che pare a voi, cosa ci rispondereste? La doppietta di Schick che, scherzando, a saperlo prima gli avremmo pagato noi il mental coach? Il gol di Marcano? L’emozione trasmessa dalla Curva Sud? Il ritorno di Karsdorp? La conferma di Pellegrini anche in un ruolo per lui nuovo ma in realtà antico? La crescita di Cristante? La qualificazione ai quarti di Coppa Italia? Tutte risposte che potrebbero starci.
Ma per noi che, soprattutto quando si tratta di Roma, rimaniamo degli inguaribili romantici, la risposta è un altra. Quale? Un cambio. Penserete che siamo fuori di testa, cosa che non è da escludere, ma ribadiamo: un cambio. Minuto ottantadue della partita. Si alza il tabelloncino luminoso, deve uscire il numero sette, Lorenzo Pellegrini. Si accende il numero cinquantatré. Entra Alessio Riccardi, classe duemilauno, romano della Magliana, ennesimo fiore all’occhiello di un settore giovanile che da decenni ci regala campioni, giocatori, emozioni, le nostre radici.
Ecco, è quello il momento che porteremo con noi di una partita che peraltro ormai era decisa. È il momento della nostra diversità e della nostra romanità. È quel filo che ci fa sentire una persona sola, è quell’Ago e filo che ai nostri occhi e nel nostro cuore ci fa sentire diversi, non vogliamo dire migliori, ma diversi da tutti gli altri.
Romani e romanisti (…)
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