C’è il coinvolgimento di Di Francesco nella Nazionale di Mancini. Nel sistema di gioco e anche negli interpreti. La Roma di oggi (e anche il Sassuolo di ieri) ispirano la nuova éra azzurra. L’Italia riparte, dopo il flop mondiale, con il 4-3-3 che è l’assetto più utilizzato dal tecnico giallorosso. E anche le convocazioni sono mirate a quella traccia. Perché lievitano gli intermedi e gli esterni alti, cioè i ruoli che spesso fanno la differenza nell’Idea di Eusebio. Centrocampo e attacco, qui a Coverciano, hanno sicuramente il suo stile.
DOPPIA COPPIA Florenzi e Pellegrini, cresciuti a Trigoria dove tra l’altro dovranno presto presentarsi i loro manager per discutere del futuro, si ritrovano in Nazionale a scortare il regista Jorginho. Alessandro, arretrato nella Roma da terzino, torna a fare la mezzala, come fece nella stagione 2012-2013 con Zeman. In azzurro, invece, è successo già con Conte che, nel centrocampo a 5 lo ha voluto esterno e a volte anche interno, e con Ventura, l’ultima volta proprio il 13 novembre nel playoff di ritorno contro la Svezia a San Siro (a sinistra e non a destra). Lorenzo va sul facile. In giallorosso sta spesso a sinistra, ma anche a destra va bene. La curiosità: si alternano con Cristante che è tra i principali obiettivi di Monchi. L’esperimento in tandem, con il coinvolgimento del possibile nuovo acquisto, lo fa Mancini. Ma Di Francesco lo segue con interesse. E’ per la Nazionale, chissà se lo rivedremo nella Roma. Roberto, prendendo le distanze dal recente passato, davanti sceglie Balotelli, il centravanti che Eusebio avrebbe voluto anche al Sassuolo. E sulla fascia destra piazza Politano o Berardi, pupilli in neroverde sempre dell’allenatore giallorosso che migliorò pure Zaza. E anche gli altri esterni offensivi sono entrati nella lista della spesa preparata a Trigoria: Verdi e Chiesa.
ADDESTRAMENTO TATTICO Mancini cura ogni particolare. Ha poco tempo, cerca di sfruttarlo. La parte atletica, a fine stagione, è solo essenziale. Meglio lavorare sui movimenti individuali e di squadra, dividendo i 26 azzurri in gruppi. E, nella fase centrale di ogni allenamento, in reparti. Il ct si alterna sui campi con i suoi collaboratori Evani, Gregucci, Salsano e Nuciari. A parte, ovviamente, il preparatore dei portieri Battara che si dedica a Donnarumma, Perin e Sirigu. Spazio, in ogni seduta, alle esercitazioni sulle palle inattive. E sulle conclusioni da fuori.
ASSETTO DI RIFERIMENTO La conferma della rinuncia al 4-2-3-1, il sistema di gioco preferito di Mancini, è arrivata giovedì mattina con il primo addestramento. Mancando il trequartista, cioè Verrati, ecco il 4-3-3. E insistendo sempre sulle stesse formazioni per cercare la sintonia tra i reparti. E puntare sul comportamento di squadra. Da un lato Zappacosta, Bonucci, Romagnoli e Criscito in difesa, Florenzi (o Cristante), Jorginho e Pellegrini a centrocampo, Politano (o Verdi), Balotelli e Insigne. Dall’altro, D’Ambrosio, Rugani, Caldara, De Sciglio nella linea a 4, Baselli, Mandragora e Bonaventura in mediana, Berardi, Belotti e Chiesa nel tridente. La rotazione riguarda, al momento, solo i portieri. Va scelto il titolare e non è detto che, nell’amichevole del debutto di Mancini, giochi subito Donnarumma. Sembra, invece, più probabile che il primo gruppo sia pronto per affrontare lunedì l’Arabia Saudita a San Gallo. Nell’altro alcuni interpreti sono ancora da svezzare e quindi saranno utilizzati negli altri test. Proprio il neojuventino Caldara, nonostante l’esperienza con l’Atalanta in Europa League, ha ammesso: «Io con Gasperini ho sempre marcato a uomo. Con Mancini è diverso». Visita agonistica annuale in mattinata per gli azzurri che in questa stagione hanno giocato all’estero: Balotelli, Criscito, Zappacosta e Zaza. Nel pomeriggio hanno, comunque, partecipato all’intera seduta, a parte Zaza che si è allenato a parte, limitandosi alla corsa