Se non fosse stato per i rubli, Manolas oggi sarebbe allo Zenit. E chissà che mondo sarebbe senza Kostas. In quel periodo, eravamo a fine giugno, faceva tanto caldo e molti hanno perso la lucidità e magari hanno creduto a questa storiella dei rubli. Ovvero, Manolas non voleva essere pagato dallo Zenit con la moneta russa e quindi ha rifiutato il trasferimento, questo almeno ci è stato riferito, e la trattativa è saltata. Sembrava una puntata di Scherzi a parte. Lo scherzo vero poi l’ha fatto il Chelsea, che è ripiombato su Rudiger, chiudendo la trattativa in un nanosecondo.
L’ESTATE CALDA – Out Toni e in Kostas, per buona pace di tutti, anzi proprio di tutti no. L’idea a Trigoria era al contrario: cedere il greco (allo Zenit e non all’Inter) e tenere il tedesco, in grado di ricoprire più ruoli e quindi utile anche come terzino, che ad oggi ancora è un ruolo non coperto a dovere (in attesa dei ritorni di Karsdorp e Florenzi, ha giocato Peres e Juan Jesus con Atalanta e Inter). Ma qualcuno bisognava per forza mandare via, per strette e note questioni economiche. E quindi è ripartita la rumba, con Kostas sempre al centro dell’intrigo, perché la sua cessione avrebbe risolto il problema del rinnovo, chiamato da un paio d’anni e mai arrivato. Resta scontento, avrà il muso, o addirittura verrà ceduto anche lui, questo si andava dicendo. Così, per ribaltare definitivamente tutta la difesa. Invece Manolas è rimasto, nessun compagno lo odia e oggi è il migliore difensore della Roma. O almeno quello di livello (di mercato) superiore a tutti. Poi, chiaro, qualche fesseria la commette anche lui, qualche rilancio non è proprio delicatissimo ma senza dubbio nella squadra, un altro centrale con quelle caratteristiche non c’è. E quando Kostas lunedì è tornato dagli impegni con la Nazionale e si è saputo che era mezzo acciaccato, Di Francesco si è subito preoccupato: e adesso, che facciamo? Qui non si sente tanto bene nemmeno Moreno (zero minuti in campionato fino a ora). Tranquilli, l’ipocondriaco Manolas a Genova con la Samp ci sarà. A proposito: possibile che un ipocondriaco come lui – così viene spesso definito Manolas ricordando soprattutto quando chiese platealmente il cambio contro il Napoli due anni fa – giochi infortunato e da quando è alla Roma è tra i più presenti? Due sono le cose: o non è possibile, oppure Manolas non è ipocondriaco, ma solo un po’ scenografico, eccentrico, diciamo particolare. Kostas è un istrione, per tanti un inaffidabile, ma ad oggi meglio tenerselo stretto, in attesa di capire quale sarà il suo destino, al di là del rinnovo, che appare doveroso se non altro per non svilire un patrimonio (l’accordo attuale scade nel 2019). A Roma è atteso a giorni il suo manager, è il prolungamento-adeguamento del contratto appare scontato.
IL CURRICULUM INFORTUNI – Ma tornando alle sue presunte assenze. Nel primo anno (2014/2015) ha saltato solo otto partite (ne ha giocate 30 in campionato, 41 coppe comprese), saltandone una sola per infortunio (alla schiena), le altre per squalifica o perché è stato mandato in panchina; nella seconda stagione (2015/2016) ne ha disputate (37 di campionato, saltandone una per squalifica, 45 compresa la Champions); la terza ne ha evitate sette in stagione, due per una frattura dell’osso nasale, le altre quattro per problemi muscolari e alla fine ha giocato 45 partite tra campionato (33), Europa League (7), qualificazione Champions (2) e Coppa Italia (3). I dati sono questi, ognuno faccia le sue considerazioni. Piaccia o no e sicuramente la Roma ha conosciuto difensori migliori, per ora Manolas c’è ed è un indispensabile. E vediamo se sarà tra i pochi a giocare sia contro la Sampdoria sia contro l’Atletico Madrid. Da mezzo acciaccato. Ipocondriaco.