Un anno fa aveva appena iniziato il periodo di espiazione dopo il rifiuto al Lille che aveva rovinato i piani della Roma, adesso Di Francesco, con il centrocampo decimato tra infortuni e squalifiche, si aggrappa a lui. Storia strana, quella di Gerson, 21 anni ancora da compiere (a maggio), un amore sconfinato per la musica e una responsabilità – quella di essere costato 20 milioni – che lo ha fatto spesso giocare col famoso frigorifero sulle spalle che tanto faceva male ad Iturbe. Se però l’argentino per ritrovarsi è andato dall’altra parte del mondo, Gerson si è messo sotto a Roma e grazie al lavoro costante di Di Francesco e del suo vice Tomei (uno che quando si tratta di urla non si tira certo indietro) non solo si è messo in mostra, ma si è anche ritagliato uno spazio importante. E chissà che insieme all’altro ‘97, Ünder, non possa dare alla Roma quella freschezza che adesso sembra una chimera.
DUE PER UNO – Domenica, con Gonalons assente, Pellegrini e Nainggolan squalificati e De Rossi che farà di tutto per esserci ma non è sicuro, il brasiliano e Strootman al momento sono gli unici due centrocampisti disponili. Gerson dovrebbe agire da mediano con l’olandese nel 4-2-3-1, mentre se il capitano dovesse recuperare potrebbe agire trequartista alle spalle di Dzeko. Condizionale d’obbligo, però: Defrel sta meglio, si sta allenando con continuità e dietro la punta potrebbe agire anche lui, in un assetto super offensivo.
DOPPIO RUOLO – Gerson, in ogni caso, è pronto a fare il doppio ruolo, ma è pronto anche a giocare esterno, se servisse. Un atteggiamento figlio di una maturità nuova: la figlia e la compagna lo stanno aiutando, il «clan» brasiliano della Roma anche, ma è stato soprattutto Di Francesco ad essere decisivo nel suo processo di crescita. Diciotto presenze stagionali, nelle precedenti esperienze romaniste si era limitato a qualche allenamento, qualche partita con la Primavera e una decina di presenze in prima squadra senza mai lasciare il segno. Quest’anno invece ha segnato a Firenze, ha giocato bene con il Chelsea, ha fatto i suoi errori e pure le sue panchine (quattro di fila tra Chievo ed Inter), ma ha tirato fuori carattere e determinazione.
RIFIUTI – Qualche settimana fa c’era stata la possibilità di andare a giocare in prestito in Serie A, ma Monchi ha detto subito di no. La Roma aveva bisogno di lui, lui aveva bisogno di completare un anno completo a Trigoria. Poi, a giugno, quel che sarà, sarà. Intanto, ha ancora quasi mezzo campionato per meritarsi la conferma. E fare bene domenica, all’Olimpico, dove la Roma non vince da quasi due mesi, servirebbe per la classifica e per il morale. È un’occasione che non può perdere. Per lanciare via, una volta per tutte, il famoso frigorifero.