C’è una buona notizia, prima di tutto per lui, e poi per la Roma e per la Nazionale: Alessandro Florenzi è tornato, dopo un’assenza che durava dal 26 ottobre 2016, e sembra stare già meglio di Bruno Peres. È vero: il banco di prova non può essere il Verona, serissima candidata alla retrocessione con 11 gol subiti in 4 giornate. Ma è altrettanto vero che o certe cose le sai fare o non le sai fare e l’azione che ha portato al 2-0 è di quelle che Rino Tommasi avrebbe segnato con il circoletto rosso. Stop a seguire per non perdere velocità, rientro con l’uncino destro che ha mandato Valoti a schiantarsi contro i tabelloni a fondo campo, cross perfetto con il sinistro per l’incornata vincente di Dzeko. Tutto bellissimo. A quel punto — ed eravamo al 34’ del primo tempo, dopo che Nainggolan aveva aperto le marcature al 22’ — i giocatori potevano andare già sotto la doccia. C’era da finire la partita solo perché il regolamento parla di 90’ e perché, dopo le solite polemiche che a Roma non mancano mai, ai giallorossi faceva comodo e morale chiudere con un altro gol di Dzeko, che secondo Di Francesco (un po’ permaloso) deve giocare più per la squadra ma ha comunque segnato 3 gol in 3 partite. E questi sono fatti.
Il turnover — cinque giocatori diversi rispetto alla gara contro l’Atletico Madrid e cioè Florenzi/Bruno Peres, Fazio/Juan Jesus, Pellegrini/Strootman, Cengiz/Defrel e El Shaarawy/Perotti — ha pagato e le prestazioni più convincenti sono arrivate proprio da Florenzi, Pellegrini e da Cengiz, che a Roma chiamano già Er Turchetto e che sullo 0-0 ha colpito un incrocio dei pali con un bel tiro di destro. Perla prima volta in stagione si è vista una squadra capace di attaccare su tutte e due le fasce e non solo a sinistra, tanto che Kolarov ha capito che non c’era bisogno di strafare e si è preso una specie di giornata di riposo fino all’assist per il 3-0 dell’amico Dzeko. Per la prima volta con la maglia da titolare si è visto anche Lorenzo Pellegrini ed è stato un bel vedere. Prodotto di un vivaio troppo spesso bistrattato, Pellegrini è stato prima mandato a Sassuolo e poi ripreso con una costosa ma benedetta recompra. Ha tecnica e fisico come pochi centrocampisti italiani, una specie di Gerrard in prospettiva. Vale anche per lui il discorso del comodo avversario, ma anche in Under 21 ha dimostrato di avere una marcia in più.
Di Francesco si è preso il lusso di far esordire a gara decisa anche Schick (che è andato al tiro dopo pochi secondi, proprio da attaccante) e Moreno. Se alla Roma riusciranno a sfuggire alla sindrome del complotto, che diventa anche più forte in occasione delle visite del presidente Pallotta, la squadra non può che crescere. La trasferta di Benevento, mercoledì, e l’anticipo di sabato prossimo con l’Udinese sono importanti proprio in vista della continuità del gruppo e delle scelte del tecnico. Il Verona si sta facendo grandi domande su Pecchia. Lo sgambetto nel finale tra due compagni di squadra, in area di rigore, è stato sinistro.