Migliorare. È il verbo che, ormai da qualche settimana, viene usato con disinvoltura a Trigoria. Di Francesco e Monchi lo utilizzano in ogni discorso sulla Roma che verrà. L’allenatore ne fa una questione quasi ambientale. È la crescita che si aspetta dal gruppo e quindi dalla squadra, non accontentandosi, lui più di ogni altro, di quanto raccolto in questa stagione. E’ come se alzasse l’asticella del lavoro quotidiano per la crescita dei comportamenti in campo. E delle conoscenze che appartengono quasi esclusivamente alla sfera tattica. Il ds è in sintonia e sposa il piano. Ma, più del tecnico che comunque si aspetta rinforzi mirati e di spessore per dare un senso al suo metodo, si sente coinvolto nel perfezionamento della rosa. Sarà, del resto, il suo primo mercato a 360 gradi. E vuole lasciare il segno per avvicinarsi alla Juve: il gap di 18 punti è sicuramente esagerato. Da quello, però, bisogna ripartire. Quel distacco non piace a nessuno, a cominciare da Pallotta.
VALUTAZIONE INDIVIDUALE – Di Francesco e Monchi sanno bene quali sono le esigenze della Roma. Le cifre stagionali li aiutano a pianificare il futuro. Il rendimento in campionato è stato inferiore alle aspettative, quello in Champions, invece, superiore. Due facce della stessa squadra. Come è successo con le fasi di gioco. Ottima quella difensiva, con la seconda miglior difesa del torneo: 28 resti subite, solo la Juve con 24 ha fatto meglio. Insufficiente quella offensiva, con il 5° attacco della serie A: 61 gol realizzati, 29 in meno di un anno fa. L’allenatore, dopo la gara di Reggio Emilia, ha chiaramente evidenziato la lacuna. Dzeko è l’unica punta ad aver chiuso in doppia cifra: 24 reti, comprese le 8 in Champions. Il reparto numericamente più completo ha, dunque, deluso la società e il tecnico. Promosso solo il giovane Under, tra l’altro debuttante: 8 gol, 7 dei quali in campionato. Solo 1 per Defrel e 3 per Schick, cioè gli investimenti più significativi della scorsa estate. Fiacchi pure Perotti, appena 5 reti in questo torneo e 8 totali, e lo stesso El Shaarawy, il 2° miglior realizzatore con 9 gol, 7 in A e 2 in Champions. Solo Dzeko e Under hanno la certezza di essere confermati. Gli altri finiranno sotto la lente di ingradimento. E con loro anche i centrocampisti che, nella fase realizzativa, hanno spesso fatto cilecca: Nainggolan 6 reti (nella scorsa stagione chiuse a quota 14), Pellegrini 3, De Rossi e Gerson 2, Strootman 1 e Gonalons addirittura a digiuno. In sintesi: non c’è da intervenire solo davanti.
PORTA CHIUSA – La Roma, nelle 51 partite, ha dato spesso la sensazione di essere equilibrata e solida: lo confermano i 23 clean sheet (18 in campionato, con ben 12 in trasferta). Il limite, dunque, è riconoscibile nella mancanza di efficacia che va ritrovata, come ha spiegato lo stesso Di Francesco, anche con qualche specialista che Monchi sta cercando sia in Italia che all’estero. Dietro, però, la differenza l’ha fatta, insieme con l’organizzazione (baricentro alto e pressing nella metà campo avversaria), soprattutto Alisson. Che, nel ruolo, va considerato il top. E’ il motivo per cui l’allenatore, pure in pubblico, se lo tiene stretto, confidando nella promessa del presidente e del ds. E dando quindi la priorità alla situazione contrattuale del portiere. Viene prima della sua.