Non basta mezz’ora alla Roma: il Napoli resiste all’Olimpico e, con l’8° successo in 8 partite, allunga in classifica (+5). La differenza, per due terzi del match, è nell’organizzazione. Sarri, del resto, è due anni in anticipo nel duello con Di Francesco. Che paga la lunga lista degli indisponibili proprio contro l’avversario più preparato. E che comunque non crolla, limitando almeno l’attacco partenopeo che viaggia alla media di 3 reti abbondanti a partita (già 26). All’Olimpico la firma per l’1 a 0 è di Insigne, i giallorossi perdono il 2° scontro diretto in casa (e il 2° match della stagione), dopo quello contro l’Inter, fermati di nuovo dai legni: palo di Fazio e traversa di Dzeko.
A SENSO UNICO – In partenza Di Francesco e Sarri vanno avanti per la loro strada. Gli interpreti sono quelli annunciati. Così il tecnico giallorosso schiera i migliori del momento e il collega partenopeo punta sui soliti noti. Che non si fanno attendere, alzando presto il baricentro e piazzandosi nella metà campo avversaria. Il Napoli, come sempre, sceglie il ritmo e ricama il suo calcio. Passaggi veloci e insistenti. In mezzo e sui lati, preferibilmente a sinistra, con Ghoulam, Hamsik, Insigne e spesso pure Mertens si unisce al coro. L’onda resta su quella fascia dove Peres, De Rossi e Florenzi non fanno diga. La Roma assiste e soprattutto si abbassa perché non ha la forza, fisica e mentale, per dire basta. Serve a poco passare, dopo 10 minuti, dal 4-3-3 al 4-2-3-1, con Nainggolan più vicino a Dzeko e non a far pressing su Jorginho già altissimo. La modifica è per difendere con due linee e non abbandonare al proprio destino il centravanti. Ma il 4-4-1-1 in fase di non possesso palla non è sufficiente a limitare la capolista in superiorità numerica a centrocampo.
SENZA SCELTA – Il Napoli non si placa e anzi, quando va in vantaggio, accelera. La rete sboccia casuale, perché è involontariamente è De Rossi a liberare, sul tocco di Martens in verticale, Insigne. Che, segnando per la prima volta contro i giallorossi, festeggia il 100° gol da professionista. La Roma scopre invece il fastidio di prendere gol nel primo tempo (mai successo nelle precedenti 6 partite di campionato) e non si affaccia mai in avanti, subendo l’onda partenopea. Non rischia, però. L’unico pericolo, fino all’intervallo, è il colpo di testa di Mertens, bloccato da Alisson. Di Francesco aspetta a intervenire. In panchina non ha i ricambi del collega. E, in una sfida del genere, le assenze pesano: Strootman, El Shaarawy, Defrel e Schick sono infortunati, Emerson ancora convalescente e Karsdorp, finalmente tra i convocati, non è pronto. La prima sostituzione, tra l’altro, è obbligata: Fazio per Manolas, uscito di scena per un risentimento muscolare all’adduttore sinistro. E’ il 12° della stagione. Sarri, nonostante le 3 partite in più fin qui disputate, ne ha avuti solo 2. E qui gli mancano solo Tonelli e Milik. Il Napoli non è concreto con Mertens. E, dopo essersi eccessivamente specchiato, rallenta.
MEZZ’ORA D’ORGOGLIO – La Roma, con il 4-3-3, ritrova il coraggio e l’intensità dal ventesimo della ripresa. Pellegrini diventa intraprendente. Fazio ha l’occasione più nitida: sul suo colpo di testa, deviazione di Reina e palo. Su corner di Kolarov anche Dzeko gira di testa: la palla accarezza la traversa. Under, dentro per Florenzi, favorisce il risveglio del gruppo. Gerson, in campo per Pellegrini, partecipa all’assalto. Inutile, perché il gol non arriva: dopo 27 partite di campionato (34 in casa), i giallorossi fanno cilecca. Ecco Zielinski, Diawara e Rogg per l’en plein che vale la fuga. Con il calendario che non consente pause. Di Francesco e Sarri voleranno in Inghilterra per gli impegni di Champions. Martedì il Napoli sfiderà il City di Guardiola capolista in Premier, mercoledì la Roma affronterà il Chelsea di Conte leader a punteggio pieno nel gruppo C.